dimanche 21 juin 2009

Il confine sottile fra terrorismo e liberazione

Il sangue zampilla dalla bocca della ragazza iraniana sdraiata inerme al suolo, divenuta il simbolo della "repressione". Ha gli occhi rivoltati e ne vediamo la morte al rallenty. Lo ammetto, ho mandato indietro il video di qualche secondo più volte perchè morire è affascinante. Il senso di colpa mi ha avvolto solo per un attimo. La vita è una giungla.
Teheran è scossa dalle rivendicazioni dei giovani più istruiti, ammaliati dai valori occidentali di autodeterminazione che sgorgano dalle fonti globali cui hanno accesso e il loro richiamo è irresistibile.
Un leader, Moussavi, sconfitto alle elezioni presidenziali da Ahmadinejad, cavalca quest'onda. Chiede il riconteggio dei voti, denuncia brogli che per quanto ne sappiamo noi potrebbero non esistere e si annuncia "pronto al martirio".

Ma chi è Moussavi? .
Durante la rivoluzione del ’79 fu tra i fondatori del partito Repubblica islamica, l’organo politico particolare del regime khomeinista.
Devotissimo dell'ayatollah Khomeini, negli anni Ottanta Mousavi divenne premier ed ebbe un ruolo di primo piano negli atti sanguinosi del regime, almeno fino al 1989, tra cui si possono contare azioni "terroristiche" all’estero (fu Moussavi a creare, tra l’altro, Hezbollah), le fucilazioni di almeno 90 mila dissidenti politici, la fucilazione di 30 mila prigionieri politici in poche settimane nel luglio 1988, l’istituzione del famigerato ministero delle Informazioni e l’inizio degli assassini di catena degli intellettuali.
Mousavi fu tra fautori della rivoluzione culturale nelle università, con assassini tra gli studenti, epurazione dei docenti "progressisti" e la chiusura delle università stesse che ha causato la fuga di milioni studenti e docenti. Il governo di Mousavi conteneva membri tra più corrotti e feroci, tra cui Reyshahri, Rafighduost, Asgaroladi. Fin dal 1989 egli è membro del Consiglio per i pareri di conformità del regime e ha partecipato a tutte le decisioni più importanti della dittatura iraniana; tra il 1998 e il 2005 ha coperto l’incarico del supremo consigliere di Khatami.

Insomma, com'è possibile che quest'uomo sia diventato l'alfiere della rivoluzione progressista e dell'emancipazione? Probabilmente l'Iran sta per essere tradito.
Mousavi riceve una sostanziale benedizione dai leader occidentali. Obama parla di "diritti " e chiede di "porre fine alle violenze", la Merkel intima di "riconteggiare i voti" - dov'era la Germania durante le presidenziali USA del 2004? - Sarkozy è sicuro da par suo dei brogli elettorali. Peres si augura che " i giovani levino le loro voci di libertà, che le donne iraniane, che sono molto coraggiose, esprimano la loro sete di uguaglianza e libertà". Come no.
Le urne hanno sentenziato che circa 2/3 degli iraniani sta con Ahmadinejad, e non è difficile crederlo. L'Iran non è Teheran. Mousavi, in una mossa senza precedenti, si scaglia addirittura contro la Guida Suprema, l'ayatollah Khamenei. E' chiaro allora che l'Occidente guarda da spettatore interessato. La presa "completa" di Moussavi, una rivoluzione che metta fine al regime dell'ayatollah, il vero detentore del potere, scenario invero improbabile, probabilmente è caldeggiata dagli Stati Uniti e da Israele, che avrebbero buon gioco nel depredare definitivamente le risorse di uno degli stati più ricchi del pianeta . E magari evitare che la Repubblica Islamica consideri di vendere il proprio petrolio in euro, vero cruccio di Obama. "Normalizzare", si dice in questi casi.
Dopo aver preso l'Iraq e l'Afghanistan, ora tocca all'Iran.
La guerra per le risorse e per il controllo geopolitico non conosce coerenza nei valori di democrazia e "libertà" di cui diciamo volerci fare latori nel mondo.
Incoerenza imperialista.
Non c'è altra definizione per questa ennesima manifestazione di doppia morale: che succederebbe in Italia se, a elezioni vinte da Silvio, si infiammasse la protesta degli sconfitti, guidati da un leader (?) pronto a tutto pur di non perdere terreno all'interno di Giochi incomprensibili alle masse; le strade in fiamme avrebbero dunque la giustificazione morale della comunità internazionale, specie in un periodo nel quale la nostra democrazia registra il minimo storico di credibilità a causa delle ben note vicende di Papi, strombazzate a catena, sospettosamente, nei giornali e nelle TV di mezzo mondo? Buono a sapersi. Dico sul serio, buono a sapersi.
La polizia e l'esercito iraniano fanno quello che farebbero anche da noi: proteggono le istituzioni.
Abbiamo forse visto qualcosa di diverso a Genova nel 2001?
Vedremo forse qualcosa di differente fra qualche settimana all'Aquila?
Provate ad avvicinarvi a un politico nostrano e contestarlo, in piazza. Chiedete spiegazioni. All'uso della voce come strumento di dissenso scatta l'identificazione da parte delle forze di polizia. E' prassi. Il codice dell'applauso.
Eppure a Genova come a Teheran ci appelliamo a valori indiscutibili, assoluti, spesso reclamati nel silenzio assordante della violenza che arriva dal basso che storicamente, e paradossalmente, è l'unica via lastricata per le rivoluzioni liberali. A cosa si deve questo disonesto rimestare l'ordine della scala di valori civili e sociali che diciamo voler esportare? Perchè questa doppia lettura, se non per un istinto predatore e di autoconservazione che accomuna le nostre istituzioni, più di quanto è lecito pensare, al regime di Teheran?
Qual è la differenza fra i "terroristi spaccavetrine" e i ragazzi di Teheran? Perchè questa empatia verso l'opportunismo di Moussavi, quando in casa nostra gli studenti dell'Onda sono stati definiti "guerriglieri, da trattare come tali" da Brunetta, il portachiavi a forma di ministro? La canzone è stonata.
E soprattutto, per quale motivo dovremmo interferire nel processo di autodeterminazione del popolo iraniano?
Come finirà? Ho idea che finirà come in Venezuela, dove il tentativo (attivo) statunitense di rovesciare Chavez nel 2002 si scontrò con un Paese che sostanzialmente stava dalla parte del proprio leader, finendo così per rimpolpare il sentimento antiamericano della popolazione. Probabilmente Mousavi verrà arrestato, oppure no. Staremo a vedere, ma la sensazione è che i primi sconfitti, comunque vada, saranno i ragazzi di Teheran.