jeudi 2 octobre 2008

Test@mento dello stolto.

Driin! Driin! Driin!

Prese il telefono che poggiava sul comò di fianco al letto e rispose con voce roca:
"P-pronto?"
"Ciao, sono io, come va?"
"Che vuoi?"
"Che maniere...niente, volevo sapere com'è andata...sai, il test."
"Non sono passato."
"Beh, io te l'avevo detto che i simbol..."
"Vaffanculo".

Click.

mercredi 24 septembre 2008

Test@mento allo stolto

Esordì convinto :
- « E’ andato tutto bene non poteva andare meglio sai certe cose te le senti dentro e quando dal mondo ti arrivano dei segnali positivi ti sembra di essere all’interno di un ingranaggio ben più grande non so come spiegartelo alcuni lo chiamano destino altri provvidenza ma la sensazione è sempre quella di avere le mani dolcemente legate da qualcuno che ti guida passo dopo passo…capisci?”

L’uomo continuava ad ascoltare dall’altro capo della cornetta:
- “Mmmh, credo di no…”

- “Come posso dire avevo questo test no? E’ un bivio decisivo e sono successe varie cose per esempio mi sono distrutto una caviglia qualche giorno prima giocando a calcetto anche se era una partita blanda io non mi reggevo in piedi perché non mi alleno da tanto un paio di anni fa andavo in palestra lo so, non si vede.
Ad ogni modo l’infortunio è arrivato in orario perché potessi abbandonare le stampelle il giorno stesso della partenza per Trieste! Capisci ora? Oltretutto entro in albergo giusto in tempo per guardarmi i goal della domenica dal televisore che stava di fronte al mio letto. C’era perfino la doccia il lavandino gli asciugamani un po’ ruvidi e le saponette che ovviamente mi sono fregato. ”

-“Non ti seguo…che c’entrano le partite?”

- “Lascia perdere…dicevo, senza inoltre contare il segno più tangibile di tutti! Senti questa…sono partito per Trieste il giorno del MIO compleanno alle 17 in punto…capisci? L’esame era il mattino seguente, lunedì scorso! Non capita a tutti che il giorno del compleanno coincida con il momento più importante della propria vita escluso il giorno della nascita ovviamente che in effetti è il tuo primo compleanno in un certo senso se ci pensi, no?”

- “…”

- “Dai, non può essere andato male ci sono troppi segnali, tanti. La prova di francese c’era scritto nel bando era alle quattordicietrenta così mi sono presentato alle quattordiciedieci ero molto stanco avevo dato inglese la mattina, presto. Sapevo di essere in anticipo ma non avevo niente da fare e alle quattordiciedieci ero già in facoltà. In realtà tutti erano già dentro, seduti. Capisci? Sono arrivato in ritardo ma non troppo perché l’esame la professoressa me l’ha fatto sostenere mi ha detto entri pure, si sieda! Non mi ha pensa neppure guardato di traverso come fanno di solito i professori in queste situazioni, sai di che parlo."

- “In realtà io lavoro da una vita…”

- “Ah beh, sì hai ragione. Eppure non può essermi andato male avevo mdolore al piede no? Bene sono partito comunque anche stoico se vuoi però meno camminavo meglio era, zoppicavo. Non ci crederai mai ma mesi fa ho prenotato l’albergo proprio a fianco della facoltà! E’ un segno! Non sapevo che mi sarei fatto male al piede! E se ancora non sei convinto di fronte una pizzeria la vedevo dalla finestra della mia camera attraverso le impalcature non dovevo percorrere neanche dieci metri…capisci adesso che voglio dire?”

L’uomo assunse di botto un’espressione divorata dalla preoccupazione:
- “A…a che ora hai detto che sei partito il giorno del tuo.. compleanno?

- “Beh…avevo l’aereo delle diciasette per Venezia…”

L’uomo divenne un fiume in piena:
- “A…allora ti hanno respinto sicuramente a quel test là, il diciassette porta una sfiga tremenda! Mi dispiace ma certe cose nascono con il piede sbagliato con una specie di maledizione addosso che noi non possiamo fare niente per esorcizzare qualunque sforzo è vano! I numeri i simboli indirizzano gli eventi della nostra vita il gatto nero la scala lo specchio che si rompe il sale che cade sono manifestazioni del nefasto… ”

-“Senti fermati, ti saluto, non ti facevo così superstizioso. Ciao.”

Click.

vendredi 5 septembre 2008

Io traduco - 1984


Era un chiaro e freddo giorno d’aprile e gli orologi scoccavano le tredici. Winston Smith, il suo mento a strofinarsi nel petto in uno sforzo per sfuggire al vento abietto, scivolò velocemente attraverso la porta di vetro della Magione Vittoria, sebbene non così in fretta da impedire a un turbine di polvere granulosa di entrare con lui.
Il corridoio odorava di cavolo bollito e di vecchi stracci sfilacciati. Alla fine di questo, un poster colorato, troppo grande per essere mostrato al chiuso, era stato appuntato al muro. Presentava semplicemente un viso enorme, ampio più di un metro: il viso di un uomo sui quarantacinque, con un grosso baffo nero e dai tratti irregolarmente attraenti.
Winston si diresse verso le scale.
Era inutile provare a prendere l’ascensore. Anche nei giorni migliori funzionava a singhiozzo e ora la corrente elettrica veniva staccata durante le ore di luce. Ciò faceva parte della campagna di risparmio in preparazione della Settimana dell’Odio.
L’appartamento stava sette piani sopra e Winston, che aveva i suoi trentanove anni e un ulcera varicosa sopra la caviglia destra, procedette piano, risposando diverse volte durante il cammino. Su ogni piano, di fronte al pannello dell’ascensore, il poster dalla faccia enorme fissava con insistenza dal muro. Si trattava di una di quelle immagini che son fatte in modo che gli occhi ti seguano nei movimenti. IL FRATELLO MAGGIORE TI OSSERVA, recitava la didascalia sottostante.

Dall’interno dell’appartamento una voce pastosa leggeva a voce alta una serie di numeri che avevano a che fare con la produzione della ghisa.
La voce proveniva da una placca metallica oblunga simile a uno specchio opaco che costituiva parte della superficie della parete di destra.
Winston attivò un interrutore e la voce in qualche modo si abbassò, sebbene le parole rimasero distinguibili. Tale strumento (che veniva chiamato il telescreen), poteva essere abbassato, ma non v’era modo alcuno di spegnerlo completamente.
Si spostò alla finestra: una piccola, fragile figura, la magrezza del suo corpo appena messa in risalto dallA camicia blu che era l’uniforme del partito. I suoi capelli erano biondi, la sua faccia di un sanguigno naturale e la sua pelle irruvidita dal sapone scadente, dalle lame smussate del rasoio e dal freddo dell’inverno che era appena terminato.

Nota del traduttore:
Big Brother = Fratello maggiore, per dio. Devo ammettere però che Grande Fratello suona meglio
.

lundi 25 août 2008

Io traduco - Dalai Lama accuses China : “140 people slaughtered on Monday”


Paris – Dalai Lama accuses Chinese army of opening fire at Tibetan crowd on August 18th in the country of Kham, Eastern Tibet. According to Buddhist spiritual leader, nearly 140 Tibetan has been killed, an evaluation that “has to be confirmed”. He was quoted as saying so in an interview to Le Monde appeared in today’s issue. The Tibetan leader is in Paris for a visit and tomorrow he will meet some members of French government.

Lhasa’s deads
– Then, Dalai Lama has denounced that since the riots on March 10th “reliable witnesses could testify that nearly 400 hundred people have been killed in the region of Lhasa alone. They have been killed by gunshots while they were manifestating unarmed.” “If we consider the whole Tibet, the number of victims is obviously higher. Ten thousand people have been arrested but we don’t know if they have been jailed”, he added.

Military colonization – According to Peace Nobel Prize winner, Chinese army is told to be building some “real military camps”. “Military presence in Tibet is old but this colonization performed by army is destined to go on, as we can see by constructions’ building speed (???). According to Dalai Lama “it has not been shown any chance of cooperation” during the discussions with Pechin. “After the riots on March and after Olympian Games we believed in positives signs. Our enthusiasm went down quickly. Our emissaries crashed against a wall”, he concluded.

In spite of a purely religious visit in France, started on August 11st in a low-profile mode - no State representatives greeted him at the airport - tommorow the Tibetan leader is going to meet some french delegates: Foreign Minister Kouchner, Secretary of State with delegacy to human rights, Rama Yada and the first lady Carla Bruni-Sarkozy. The meeting is set during a Buddhist temple inauguration near Lodeve, Herault department. Yesterday, Pechin asked French to handle “with care” Tibet’s “important and delicate” affair during face-to-face with Dalai Lama.

Dalai Lama’s accusation arrives in a moment where China seems to show some kind of signs of agreement towards the Vatican. Pechin’s bishop, Giuseppe Li Shan, yesterday firmly hoped that Pope Benedetto XVI would visit China and he also assured that “relationships with Vatican are getting better and better”, during an interiew with Tg1. Father Federico Lombardi, Vatican press room’s chief, replied that “some importants problem have not been solved but the Vatican strongly wants to keep on with faithful and constructive dialogue “. According to Father Lombardi, “Bishop Li Shan’s interview can be considered as one of the signals given by China, as he affirmatively replies to Pope’s availability and wish to normalize relationships between China and the Vatican, as in a letter dated one year ago.” Nevertheless, Lombardi added the Pope is unlikely to visit China, because a trip is considered as “absolutely premature”.

Io traduco - Giochi e diritti umani


PEKIN - Nous sommes fermement contraires à n’importe quelle déclaration ou acte qui puisse interférer avec les affaires interieurs des autres pays, en trainant les droits de l’homme, la religion ou des autres sujets.
Après la declaration de Bush en ce qui concerne la situation des libertés en Chine,la réponse de Pekin arrive d’un ton vexé. Le president americain a parlé de « intense inquiètude pour les dissidents, les activistes politiques et les défenseurs des droits humains » et le géant asiatique réfute que « le government chinois met sa popolation à la première place et il s’engage à maintenir et promuvoir la liberté et les droits fondamentaux de ses citoyens. »
Malgrè un échange d’opinions il reste l’engagement à maintenir de bons relations parmi les deux Pays. En attendant, le president français Sarkozy qui est de retour des jours polemiques sur son voyage dans la ille des Jeux, a annoncè qui va rencontrer le Dalai Lama.

En Thailande, pendant la deuxième étape de son voyage en Extreme-Orient, le president americain a manifesté intense inquietude sur l’état des libertés en Chine : « L’Amerique maintient une opposition rigoureuse en ce qui concerne le sujet de la détentions de dissidents, de dèfenseurs des drotis humains et activistes religieuses. »
“J’ai parlé en toute clartè, franchise et constance aux leaders de Pekin en ce qui concerne la notre intense inquietude – a-t-il ajouté – parce que les Etats-Unis estiment que la popolation chinoise ait le droit aux libertés fondamentaux qu’ils sont le droit naturel pour tous les etres humains. »
Le porte-parole du Ministère des affaires E’trangèrs Qin Qang a répondu aux critiques, en expliquant que « les citoyens chinois ont la liberté de culte selon la loi ». « Nous avons – il a ajoutè – toujours insisté à maintenir un dialogue sur la base de l’estime mutuelle et de l’égalité. »
Le gouvernement a laissé entendre que les critiques de Bush n’ont pas gardé une certaine tenue : s’il peut y etre un échange d’opinions, il faut qu’il arrive « sur le niveau d’égalité et d’estime mutuelle ».

mardi 15 juillet 2008

A livello europeo

Fa scalpore per un attimo che nel press kit della Casa Bianca, anche sotto l´amica amministrazione Bush, ci si riferisca a Berlusconi poco rispettosamente come a un “politico dilettante” in un “paese noto per la corruzione”. Ma è segno della profonda mediocrità e del provincialismo dell´Italia di Berlusconi in cui grazie a una stampa ampiamente controllata e accomodante le gaffe del premier vengono minimizzate, o celate o non mostrate in Tv, la maggior parte degli italiani vive nell´illusione che Berlusconi goda di vasto rispetto oltreoceano, quando invece è considerato pressoché universalmente un buffone.

Alexander Stille,
Professore di giornalismo, University of Columbia
La Repubblica 14-07-2008

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samedi 12 juillet 2008

L'impaginazione automatica del blog fa schifo - scaglia n° 2

Girò la testa verso sinistra, poggiando così la guancia sulla fredda lastra di metallo.

Quest’azione, unita ai primi raggi di sole che spruzzavano timidamente di luce la cella, lo svegliò. Cercò di aprire gli occhi, anche aiutandosi con brevi passaggi delle mani sul viso, ma la palpebra destra era ancora gonfia, e pulsava. Un delicato tocco con l’indice della mano sinistra rivelò la presenza di pus incrostato; nonostante l’assenza di uno specchio nelle vicinanze, tutti gli indizi lasciavano presumere che il colore della zona orbitale dovesse tendere al viola pesto.

Scostò i capelli dalla fronte, madidi di sudore raffermo, tirandoli indietro con un gesto stanco.

Cercò di inquadrare il luogo dove si trovava. Gli occhi, ormai sulla via della messa a fuoco nonostante il peso del cerchio alla testa apparso forte durante il risveglio, si posarono prima sui pericolanti sanitari incastrati alla bene e meglio nel muro lurido e poroso, poi sulle anonime sbarre che lo separavano dalla libertà. Provò lentamente a mettersi seduto sul pancaccio ma quella mossa gli ricordò quanto il secondino, la notte precedente, si fosse accanito sulle sue rotule. Così diresse lo sguardo verso il piccolo pertugio da dove filtravano i pallidi lumi del mattino.

L’aria della cella era stantia, quasi irrespirabile, e il minuscolo buco nel muro adibito a finestra certo non favoriva una corretta aerazione. In questo fatto trovò momentaneo conforto ipotizzando, in un balzo di gratuito ottimismo, quel luogo fosse destinato solo a brevi soggiorni punitivi e non a lunghe permanenze in cattività.

Sfortunatamente impiegò poco a realizzare l'opacità del suo divagare, dal momento che su Midgar non sembrava esserci una particolare premura verso i terroristi. L'Azienda lo aveva catturato e la Città Bassa, sventrata dalle "ronde di pace" delle Milizie, così chiamavano i rastrellamenti indiscriminati alla televisione, sarebbe stata ben felice di assistere alla sua fucilazione.

Mithos si trascinò dunque verso il lavabo, probabilmente un tempo bianco avorio ma adesso ricoperto di ruggine e muffa; il movimento rotatorio a cui sottopose la manovella provocò uno stridio ma non diede esito positivo. Niente acqua. Sputò un groviglio di sostanze raccapriccianti maturate nella sua bocca successivamente ai pestoni ricevuti e alla difficile nottata passata, rammaricandosi ci fosse abbastanza luce perché ne intuisse forma e aspetto. Con i gomiti stancamente appoggiati sui bordi del lavabo, in una posizione fondamentale affinché non si accasciasse al suolo, passò la lingua tra i denti e si felicitò ci fossero ancora tutti, almeno quelli in vista. Una veloce occhiata alla maleodorante latrina fu sufficiente a rimuovere dalle sue intenzioni la volontà di utilizzarla.

Fuori dal loculo, nessun rumore.

Appoggiò il viso tra le sbarre e rimase in attento silenzio per svariati minuti, scrutando con l’occhio buono verso tutte le direzioni possibili alla ricerca di qualcosa, di qualcuno che avesse potuto dare un segno, negativo o positivo che fosse, una risposta a dubbi e domande. Il corridoio che si affacciava innanzi era ancora dominato dalla penombra, ma Mithos non si illudeva presto il mattino avrebbe fatto comparsa.

Se i ricordi del giorno prima erano un appiglio su cui contare, fatto di cui non era propriamente sicuro...

lundi 30 juin 2008

La profezia

Pensavo alle elezioni del 2006, quando votai Rosa nel Pugno. Imbarazzato dal quadro politico generale, decisi di affidarmi al fiato di qualcuno che dai suoi tromboni propagandistici suonava una marcia quantomeno sensata. Una musica intonata, non chiedevo altro.
Mi colpì particolarmente una figura, un giovane rampante formatosi nelle sale di registrazione della sovvenzionatissima Radio Radicale. Teneva una rubrica settimanale Stampa e Regime dove disquisiva in maniera arguta sullo stato comatoso dell'informazione italiana.
In campagna elettorale si presentava bene con quell'aria da trentenne sulla cresta dell'onda sicuro di sè; con poca sorpresa personale parlava di fecondazione assistita, di legalità, di netta separazione dei poteri fra Stato e Chiesa, aveva la reale portata del problema del sovraffollamento carcerario ed era consapevole della carica positiva che porterebbe, dal punto di vista della lotta alla criminalità organizzata e dell'ingrasso delle finanze statali, un provvedimento coraggioso come la liberalizzazione delle droghe leggere. Insomma, un rivoluzionario.
Mi conquistò e lo votai. Vai Daniele, salvaci tu!
Abbatti i preconcetti e le ipocrisie, fatti alfiere della nostra brama di giustizia, della nostra insaziabile voglia di un po' di logica a questo mondo! Beh, pensavo questo, più o meno.
Quando penso formulo frasi molto meno pompose Ad ogni modo lo votai.
Per farla breve, a distanza di due anni, vorrei che Daniele Capezzone bruciasse vivo mentre viene urinato in bocca da Pannella intanto alle prese con lo sciopero della sete.
E' diventato portavoce di Forza Italia. Portavoce di Forza Italia. Mi viene da piangere.
Oggi l'acuto yuppie radicale urla cose come:
- "Credo che sia proprio venuto il momento di fare luce sulla realtà di Di Pietro e dell'Italia dei Valori". Sigh.
Oppure altre come:
- "Non sarò candidato alle elezioni politiche del 13 - 14 aprile ma sosterrò con convinzione ed entusiasmo, come ho più volte preannunciato, il progetto del Popolo delle Libertà, il programma che è stato reso noto nei giorni scorsi, e la campagna elettorale guidata da Silvio Berlusconi".
Quando dismette il megafono padronale, ora, si dedica alla sua agenzia di stampa, piccola ma dal grande futuro. Con buona pace di Stampa e regime e della sua ironica profezia.
Radicali poco liberi.

dimanche 29 juin 2008

Io traduco - Il potere d’acquisto è la prima preoccupazione per il 49% dei francesi.


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Detassazione degli straordinari, diminuzione della metà della cauzione locativa e inoltre esonero dagli interessi del mutuo all’acquisto della prima casa figurano fra i temi di questa campagna lanciata dal governo.

Voi siete impazienti. Noi anche.” : in piena tristezza dei francesi per il potere d’acquisto, il governo firma con questo slogan una vasta campagna pubblicitaria, declinata da lunedì in qualcosa come 1.630 spot. Il messaggio verrà trasmesso per tre settimane alla televisione, ma anche su internet e sulla stampa, essendo stata scartata solo la radio “per ragioni di budget”, spiega Thierry Saussez, responsabile dell’operazione in qualità di nuovo capo del Servizio d’informazione del governo (SIG).

Il potere d’acquisto è la prima preoccupazione per il 49% dei Francesi (22% in più in sei mesi) secondo uno studio richiesto dal governo all’ Ifop. C’è di che invogliare François Sillon a presentare lui stesso la campagna nei locali del SIG, una prima volta per un Primo Ministro. “Da un anno abbiamo preso parecchie misure, alcune abbastanza tecniche e complesse”, ha dichiarato. “Per comprendere le riforme realizzate, i francesi devono poter informarsi precisamente dei loro diritti. E’ il senso della campagna”, ha aggiunto l’inquilino di Matignon, promettendo dei messaggi “molto concreti e precisi”.

Fra i temi di questa campagna compaiono la detassazione degli straordinari, la possibilità di esonero dall’imposta per i lavori degli studenti, la riduzione a metà della tassa domiciliare e l’esonero dagli interessi del mutuo all’acquisto della prima casa.

In televisione la campagna occupa i maggiori canali nazionali e venti canali del digitale terrestre, della tv via cavo e del satellite. Comprende quattro spot tematici da 20 secondi e uno spot “generalista” che riprende tutti gli annunci in 45 secondi. Il governo prevede circa 1630 messe in onda. Ciascuno degli spot televisivi debutta con “Voi siete impazienti. Noi anche” e si conclude con la frase “E’ mese dopo mese che vinceremo la battaglia del potere d’acquisto”.

La campagna si declina anche nei banner su nove siti internet commerciali e attraverso tre annunci tematici diffusi sulla stampa quotidiana nazionale, sui quotidiani regionali e sui quattro quotidiani gratuiti, ovvero 147 inserzioni. Un sito dedicato (www.mesurespouvoirdachat.gouv.fr) permette di trovare l’insieme delle misure prese e di quelle a venire. L’agenzia Young & Rubicam ha concepito la campagna il cui budget raggiunge i 4,33 milioni di euro.

Thierry Saussez, esperto in comunicazione politica vicino al presidente Sarkozy, è stato designato in aprile a capo del SIG, ricevendo per primo l’inedito titolo di delegato interministeriale alla comunicazione. Incontrerà l’insieme dei ministri da qui alla fine di luglio.

Qualche giorno dopo questa nomina il capo di Stato aveva ammesso « un errore di comunicazione totale » dell’esecutivo attorno al pacchetto fiscale, la prima legge-fare del quinquennio. Questo testo, presentato un anno fa come il mezzo di crescita per il potere d’acquisto è, da quel momento, osteggiato senza tregua dalla sinistra come “un regalo fatto ai più ricchi”. Altre misure adottate in seguito sono giudicate come insufficientemente conosciute.

Lunedì Fillon ha citato particolarmente la possibilità di riscatto degli RTT con l’inizio della partecipazione e dell’interessamento, prevedendo il piano « 5.000 case individuali a 15 euro al giorno » , l’aumento de la prime à la cuve (?), la tariffa sociale del gas per “750000 famiglie” e il progetto d’assistenza diretta per il tragitto domicilio-luogo di lavoro.

Nota del traduttore:
Tutto il mondo è paese.

mardi 10 juin 2008

Io traduco - Grand Theft Auto IV

Link all'articolo originale.

Raramente l’eccitazione ci ha colto così tanto nel momento di far scivolare il disco nei lettori di PS3 e Xbox 360. GTA IV, il nome basta a destabilizzare, tanto ci si è immaginati cosa poteva
nascondere il gioco più atteso dell’anno. Tre lunghi anni e qualche mese dopo San Andreas, la serie appoggia le sue valigie a Liberty City, metropoli ispirata a New York e già teatro degli avvenimenti di GTA III.
Ma il paragone non si spingerà più lontano; questa nuova puntata fa di nuovo visita a un luogo già culto per caricarlo di nuova vita e di mistero e si prepare a a stupire più di un giocatore. Un immenso campo di gioco trasformato per l’occasione in un autentico inferno. Lasciamo spazio ai regolamenti di conti.

Taglia e corporatura media, barba di due giorni, look semplice e trasandato, un fisico francamente poco eclettico...Niko Bellic non ha niente dell’eroe che ciondola le spalle e fa cascare a terra dozzine di ragazze. Agli antipodi di ciò che sprigionavano i Tommy Vercetti, i Carl Johnson e compagnia, il personaggio che il giocatore incarnerà per dozzine di ore mette da parte i cliché di una volta.

Rockstar è maturata insieme alla sua serie, più inquietante che mai. Arrivato dritto dritto dall’Europa dell’est, Niko ritrova suo cugino Roman, installatosi a Liberty City, che gli promette una vita tranquilla e lussuosa, come una pensione meritata. Il sogno americano che, evidentemente, non approderà a nulla per il nostro “uomo dei Balcani”, presto di fronte a una realtà più cupa di quella che gli aveva descritto il buon vecchio Roman.

Al suo arrivo, Niko si rende conto dei danni: una compagnia privata di taxi dal business poco florido, una camera di albergo che comprende il minimo indispensabile…né spille di strass né paillettes, neanche belle carrozzerie o spogliarelliste, tantomeno l’ombra di un alloggio decente. La caduta è rovinosa. Il quadro immaginato da Niko è offuscato dai debiti accumulati dal suo caro cugino, riconosciuto specialista nell’attirare le fulmini di manigoldi poco raccomandabili. Egli ha infatti bisogno dei pochi talenti che possiede Niko per mettere un po’ d’ordine all’interno di una vita minacciata ogni giorno…

Liberty City non ha più niente a che fare con la città di GTA III. Interamente modellata da un motore grafico che segna un’evoluzione tecnica della serie, la città si compone di tre isole principali (più una quarta, di misura inferiore) che il giocatore percorrerà da est a over, durante il suo “giro turistico”. Il giocatore a volte avrà l’impressione di non essere che un ramoscello fra i tanti in mezzo a quella giungla urbana che brulica di piccoli dettagli. LiberyCity ha un’anima e non ha affatto bisogno delle azioni e dei maneggi di Niko per vivere e assistere alla sua popolazione attendere le proprie occupazioni. Dall’alba al tramonto, questi passeggeranno, faranno il proprio jogging, puliranno la strada fronte casa, risponderanno al telefono, si accenderanno le sigarette, faranno la spesa e a volte si sottometteranno all’autorità delle forze dell’ordine, onnipresenti. Niko inizierà e finirà l’avventura come un cittadino fra milioni, senza essere quell’amante delle catastrofi che potevano essere i suoi predecessori. Più che in passato, la discrezione è consigliabile e chiunque si rifiuterà di mantenere un basso profilo ne pagherà le conseguenze che potranno tradursi tanto in un arresto quanto in una morte provocata da una sparatoria fra Niko e le forze di polizia.

Il giocatore deve adottare questo atteggiamento non solamente a piedi ma anche in macchina. Così, al pedaggio, se non viole avere delle noie, Niko dovrà pagare come tutti. Una piccola frenata davanti lo sportello e il nostro amico infila una moneta che gli concede l’accesso al prossimo tronco autostradale. Una guida troppo spericolata può perfino costargli la vita. Se non è raro, dopo uno scontro frontale, che un civile apra la portiera del suo mezzo, barcolli e poi si accasci senza vita sul marciapiede, è altrettanto possibile vedere Niko attraversare il parabrezza della propria autovettura.

Le conseguenze di un incidente del genere dipendono allora dal livello della vostra barra di energia, simbolizzata da un semicerchio verde intorno alla mini-mappa (che è possibile raddoppiare con un giubbotto anti-proiettile). Date le difficoltà incontrate nel padroneggiare la guida di GTA IV, il giocatore sceglierà di frenare e di evitare il traffico piuttosto che tentare di farsi strada a forza o di infilarsi in un vicolo cieco. In effetti, la guida è delle più ostiche: non è raro rimbalzare contro gli elementi dello scenario.E’ in effetti complicato rimettersi in cammino che bisogna assolutamente rilasciare l’acceleratore per girare e ogni curva dev’essere ampiamente anticipata. Similmente ai precedenti GTA, la guida non permette di soffrire il peso reale dei veicoli, molto instabili, ma costringe per la prima volta a viaggiare a una velocità ragionevole. D’altro canto, per quanto riguarda i viaggi lunghi, si opterà spesso per i taxi. Premendo un tasto, Niko fischia e salta dentro il primo taxi libero. Al giocatore la scelta di saltare il tragitto in tempo reale (mediante qualche dollaro in più) o di concedersi il tempo d’essere sballottato dalla guida, spesso approssimativa, dei tassisti di Liberty City.

Questo ci porta a parlare di uno dei pilastri portanti di GTA IV, il furto delle macchine. Un aspetto migliorato, reso più realistico, a tal punto che si evita il più possibile di porsi davanti a un veicolo per estrarne con la forza il proprietario. Innanzitutto, questo perché attraversare una via di Liberty City senza prendere il tempo di guardarsi ai due lati della strada è prendersi il rischio di essere urtati se non addirittura schiantati da non importa chi non abbia avuto il tempo di frenare.

Inoltre, perché i civili hanno la tendenza a ribellarsi piuttosto frequentemente, protetti dall’abbondanza di vetture della polizia. Di colpo, se il giocatore ha bisogno di un veicolo, farà piuttosto la scelta di forzarne uno , stazionando in un luogo più quieto e meno frequentato dalle forze dell’ordine. Ma un'altra difficoltà gli si parerà davanti: ormai gli abitanti di Liberty City hanno la spiacevole mania di chiudere le proprie macchine…logico. Niko dovrà dunque infrangere il vetro per penetrare all’interno del veicolo e poi improvvisarsi elettricista collegando i cavi d’avviamento sotto il volante. Durante tutto questo tempo trascorrono preziosi secondi, aumentando il rischio di essere colto in flagrante. Ma una volta che il bolide è rubato, non per forza Niko è fuori da ogni impiccio. Al giorno d’oggi, la maggior parte dei veicoli hanno l’antifurto…in GTA IV pure…Non gli resta che sperare nessuna vettura della polizia incroci il suo cammino sino all’arresto delle luci d’emergenza, vale a dire per una dozzina di secondi scarsa.

Evidentemente, Niko non passa tutto il suo tempo a spasso. E’ un uomo d’azione. Magistralmente animato, approfitta anche lui del nuovo motore grafico e fisico per guadagnare, nelle sue azioni, in credibilità. Se i combattimenti a mani nude si accontentano di pochi e sommari movimenti (pugni, calci, testate…) e risultano abbastanza mosci, le sparatorie dal canto loro hanno raggiunto un livello enorme. La possibilità di potersi riparare dietro qualunque elemento dello scenario permette a Niko di sparare e di ripararsi in alternanza (può anche sparare al riparo se l’angolo glielo permette) e di ricaricare l’arma al coperto. Inoltre può scivolare come un giocatore di paintball da un riparo all’altro grazie alla semplice pressione di un tasto. E quando quello diventa capriccioso (il giocatore vuole mirare un nemico ma il mirino insiste su un altro avversario), è possibile passare in giocabilità manuale grazie all’aiuto dello stick analogico di destra.

Durante queste sparatorie, il gioco si trasforma in uno sparatutto in terza persona molto efficace malgrado alcune lacune a livello di disposizione degli oggetti nello spazio e di camera, spesso traditrice nella foga dell’azione. Ma come tutti i GTA che si rispettano, l’arsenale a disposizione di Niko (pistole, mitragliette, fucili a pompa, da cecchino, granate, molotov ecc.) fa preso la differenza, il tutto all’interno di un comparto sonoro credibile.

La modalità a un giocatore non conosce tempi morti. Niko instaura senza sosta nuove relazioni grazie al suo telefonino grazie al quale può chiamare chiunque e quando vuole per fissare degli appuntamenti o uscire a divertirsi. Può anche comporre il 911 e chiamare l’ambulanza, i pompieri, i poliziotti nel luogo in cui si trova. Le missioni principali (assassini, protezioni, consegne, ecc.) godono di una varietà fenomenale che farà la fortuna del giocatore. Al momento giusto, Niko dovrà usare anche gli internet cafè per contattare i suoi amici o utilizzarei compiter dei veicoli della polizia per rintracciare il suo prossimo bersaglio. Alcune missioni diventeranno culto. Si pensi per esempio agli inseguimenti in moto nella metro o alle sparatorie facenti seguito a una rapina di banca a la H.E.A.T.. In parallelo, sono in programma un pacchetto di missioni secondarie.
Fra queste, si nota ugualmente la possibilità di uscire con le ragazze incontrate su Internet, e di portarle a bere un bicchiere al bar, assistere allo spettacolo di cabaret, giocare a bowling, a freccette, a biliardo…

Ma GTA IV è anche una modalità multigiocatore completissima che prolunga l’avventura per le strade di Liberty City. GTA IV rappresenta l’apertura della serie al gioco ondine. In totale, ai possessori di un acconto in rete si offrono non meno di quindici modalità differenti. Sino a sedici giocatori possono prendere parte ai deathmatch (da soli o in squadra), a degli inseguimenti guardie-e-ladri, ai furti d’auto (bisogna che voi rubiate un tipo preciso di macchina prima degli altri), a delle corse di strada, a delle guerredi territorio e a tante altre modalità nelle quali sono stabilite un certo numero di regole e condizioni. Ad esempio, potrà essere chiesto ai giocatori di scegliere il luogo della partita, la sua durata, le armi permesse, il tipo di mira (automatica o manuale), la presenzao meno della polizia, la densità del traffico e un sacco di altri parametri. Il giocatore può anche scegliere il look del suo personaggio, dal sesso ai lineamenti passando per il vestiario e gli accessori, benché le scelte di base rimangano ristrette a questo livello qua. Questo per cercare il pelo nell’uovo: il multiplayer non è meno che eccellente, sulla falsariga del resto del gioco.


Nota del traduttore:
Una recensione molto scolastica per un gioco totale. Meno distrazioni dal plot principale rispetto a San Andreas ma più sostanza, anche negli extra. La parte online è la ciliegina sulla torta.

lundi 9 juin 2008

Io traduco - Berlusconi critiqué pour un projet de restriction des écoutes



Berlusconi criticato per il progetto di limitare le intercettazioni

Il progetto di Silvio Berlusconi di limitare le intercettazioni alle inchieste riguardanti terrorismo e criminalità organizzata scontenta magistrati, dirigenti dell’opposizione e giornalisti italiani.

In occasione di un incontro con i rappresentanti degli ambienti economici, il Presidente del Consiglio ha dichiarato questo week-end che la nuova misura che dev'essere esaminata durante la settimana dal consiglio dei ministri, giungerà a “proibire in maniera assoluta” la maggior parte delle intercettazioni.
I soli dispositivi di questo tipo a essere autorizzati saranno quelli che concernono le inchieste sui principali gruppi criminali d’Italia – mafia siciliana, camorra napoletana o 'Ndrangheta calabrese – e le indagini di terrorismo, ha affermato.
Berlusconi ha dichiarato che il fatto utilizzare altri tipi di intercettazioni o di pubblicarne i risultati diventerebbe passibile di cinque anni di prigione.
L’adozione del progetto è giudicata certa, disponendo il suo governo di una forte maggioranza parlamentare.

Negli ultimi anni, le intercettazioni hanno dato luogo nel Paese a una serie di fughe di notizie clamorose, legate a delle inchieste sul vecchio governatore della Banca d’Italia, sui figli dell’ultimo re d’Italia o sul mondo del calcio.
In molti casi estratti di conversazione, a volte anche dei frammenti insignificanti privi di legami con le inchieste, sono stati riportati integralmente dalla stampa.
Questo caos di pettegolezzi ha suscitato degli appelli a un inasprimento delle regole riguardanti la tutela della privacy

Mani pulite, mani legate

Domenica però alcuni magistrati hanno affermato che avrebbero le mani legate in parecchi casi se il progetto di legge di Berlusconi fosse adottato. “L’intercettazione è fondamentale per le inchieste sui crimini più importanti, ma anche per i crimini di diritto comune qual è l’estorsione”, ha fatto notare Luca Palamara, presidente dell’Associazione Nazionale dei Magistrati.

Il dirigente d’opposizione Antonio Di Pietro, già magistrato responsabile dell’operazione Mani Pulite che fece incriminare per corruzione dei rappresentanti della vecchia guardia politica agli inizi degli anni 90, è uno degli avversari più convinti del nuovo progetto. “L’inchiesta Mani Pulite sarebbe morta sul nascere con questa legge” ha dichiarato domenica al giornale La Repubblica.
Di Pietro ha accusato Berlusconi, che è l’uomo più ricco d’Italia, di provare a far promulgare una legge che protegga i suoi partner economici o i suoi alleati politici. “E’ una legge in favore di coloro i quali fanno parte della casta”, ha detto.

I sindacati dei giornalisti ritengono che il progetto di legge limiterebbe la libertà di stampa e sanzionerebbe i reporter che pubblicano il contenuto di intercettazioni anziché colpire gli inquirenti e gli avvocati che le divulgano.
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha difeso il progetto notando che pressappoco un terzo del budget del suo ministero è assorbito dalle intercettazioni. “E’ eccessivo e dobbiamo porvi rimedio”, ha aggiunto.

http://www.lexpress.fr/actualite/depeches/infojour/reuters.asp?id=72620

Nota del traduttore:
La butto lì come provocazione (ma fino a un certo punto): è così grande la differenza fra un'intercettazione a carico di due personaggi pubblici che, dopo essere stata lecitamente acquisita, viene pubblicata, e gli articoli di Novella 2000 con tanto di foto rubate e commenti fantasiosi? La salvaguardia della privacy a corrente alternata.
Anch'io sarei d'accordo che venga impedita la diffusione dei contenuti di conversazioni non attinenti all'indagine, ma temo che gli Itagliani sentirebbero più la mancanza di Vittorio Emanuele che parla di mignotte che di Consorte che concerta con D'Alema e Fassino.

Non distogliamo gli occhi dal reale problema, che peraltro si divide in due: da una parte il nostro diritto a sapere che viene leso, un diritto a sapere che non vegeta nell'empireo ma che si traduce nell'unico richiamo possibile al senso di responsabilità di chi viene intercettato, dall'altra l'opportunità di levare ai magistrati uno strumento FONDAMENTALE per tutti quei reati che avvengono ai piani alti (corruzione, concussione, agiottaggio, falso in bilancio e mala-amministrazione in generale). Per non parlare dei rapimenti e della pedofilia.
Qualunque cosa dica Alfano, le intercettazioni consentono di recuperare un mucchio di soldi e le spese valgono la candela.
Non facciamo neanche l'errore di demonizzare Berlusconi: il bavaglio è interesse di gran parte della nostra classe dirigente, sensibile a tutti gli argomenti che ne salvaguardino l'impunità (vedi l'indulto, la depenalizzazione dei reati finanziari, il lodo maccanico, il caso De Magistris...).

Io traduco - Intro


Sono stato un po' assente, me ne rendo conto.
Mi scuso con ciascuna delle mie personalità.
E' stato un periodo di spostamenti, sogni sgretolati, pacchi da imballare, progetti nebulosi e pratiche burocratiche da esaurire che hanno ridotto sul lastrico la mia vena scribacchina. Ad onor del vero qualcosa ho scritto ma ho preferito chiudere le carte in un cassetto. Sai quando rileggi e ti fa schifo? Ecco. Oppure quando rileggi e non ti ci specchi. E ancora. Quando appoggi la penna e nessuna delle tue personalità vi si concilia: finiscono per prendersi a roncolate addossandosi le vicende a vicenda. Non voglio che le mie personalità litighino per un pezzo di carta. Presto si calmeranno e quando capiranno che non voglio soddisfare nessuno nè tantomeno guadagnarmi la quiete tentando di inquadrarle, quello sarà il momento di aprire il cassetto. Tempo al tempo.
Nel frattanto, mi diletto con la traduzione. Da Cagliari, impegno il tempo inutile in vista di settembre, quando tante cose potranno cambiare. Proverò a entrare alla scuola di traduttori di Trieste come ultima spiaggia. La penultima mi attende questa estate in riva al mar.
Una nuova rubrica del blog, dove articoli francesi e inglesi trovano un piccolo sfogo biancorossoverde. Gli argomenti saranno dei più diversi, il criterio di scelta dei più abusati: l'interesse personale. Banale. Ma provateci voi a scrivere pressati dai desideri di mille personalità in conflitto. C'è da diventar matti.

Nella foto in alto, la prima immagine che ho trovato.

vendredi 11 avril 2008

Buongiorno delirio

Il risveglio è irrinunciabile, non lo baratterei con niente che conosca, cinque minuti di completa tabula rasa, quale altro momento della giornata è così leggero?
Purtroppo dura poco.
I neuroni lentamente riprendono a interagire.
E' in quel momento che mi ricordo dello specchio. Sto seduto sul bordo della vasca e lo sento frignare.
Gli sono mancato, mi conosce da una vita ed è evidentemente preoccupato, se non ricordo male è qualche giorno che non ci si vede. Non l'ho degnato di uno sguardo di proposito, vi dico le cose come stanno. Volevo lo specchio riflettesse, tenerlo un po' sulle spine.
Mi spoglio e l'acqua della doccia mi avvolge.
Mi sento come Sirio il Dragone dei cavalieri dello zodiaco.
Sirio il Dragone era fortissimo e aveva i capelli giù fino alle ginocchia, si immergeva nell'acqua dietro la cascata e meditava.
Lui era di poche parole ma aveva un cuore d'oro.
I cavalieri dello zodiaco non sono sempre stati cavalieri dello zodiaco: sfrego la spugna sotto l'ascella e mi ricordo con certezza che hanno dovuto subire un rigido addestramento.
Inoltre, prima di ottenere l'armatura dovevano superare una prova finale che di solito consisteva nel menare le mani contro un avversario dalla stazza enorme ma sostanzialmente inetto.
Sirio il Dragone, lui aveva la sfida più tosta perchè fu sfidato a invertire il senso della cascata con la sola forza di un pugno. Altrimenti, niente armatura. Alla fine ci riuscì ma vi assicuro ci mise parecchie puntate. Provateci voi.

Mi asciugo e batto i denti.
Bologna è una ghiacciaia.
C'è talmente tanto freddo che fuori dalla finestra lo smog si solidifica e viene venduto a pezzi.
Devo rivelarvi che eviterei anche oggi il confronto con lo specchio, non ho le forze per sostenere una crisi di nervi, una paternale o chissà cos'altro.
Però ho una barba così lunga che non posso esimermi, rischio che le persone in strada si commuovano e mi riempiano le tasche di monete in rame.
Un centesimo, due centesimi, cinque centesimi. Non ne ho mai afferrato il senso.
A Praga, lì è ancora peggio.
Se ci siete mai stati sapete che intendo.
In Repubblica Ceca devi appenderti un salvadanaio alla cintola dei pantaloni.
Mi ricordo a un certo punto del soggiorno avevo così tante monetine inutili che speravo di incontrare un barbone per liberarmene.
In Italia l'euro fa talmente schifo che spesso pure i barboni hanno di che lamentarsi sulla generosità dei passanti.
Io sono dalla loro parte al cento per cento sebbene risparmiare qualcosa sul vino in brick permette di comprarsi una casa, prima o poi.
Molti fra i barboni però fanno accattonaggio per scelta e allora nessuna obiezione.
Non dev'essere poi così malvagia, la vita da senzatetto.
Pensateci bene, le uniche pressioni che hai sono figlie del bere, del mangiare e del dormire.
Conosci tanta gente uguale a te con la quale condividere un senso della vita e mendicare diventa una religione da foraggiare con le offerte di chi vuole sentirsi a posto con la propria coscienza.
Sino a qualche tempo fa ero convinto i barboni preferissero dormire nelle stazioni perchè offrono un riparo gratis e chiudono i battenti poche ore al giorno.
E se invece fossero sempre pronti a partire?
A me piace viaggiare e il mio sogno è quello di trovare un lavoro ben pagato che mi consenta di girare il mondo a velocità supersoniche.
Come tutti i più bei sogni finiscono nel momento in cui ti svegli, anche il mio una volta realizzatosi dovrà fare i conti con la vita. Perderà la sua magia e diverrà un peso, non c'è bisogno me lo diciate voi: stress da placare, mutuo da pagare, colloquio da affrontare, aereo da decollare, moglie da coltivare e corna da affrontare. Tante brutte cose.
Il barbone quando è stufo del suo angolo di vita prende il treno e viaggia verso una nuova città, senza ansie si riconcilia con la vecchia strada affittandone di nuove.
Se rinuncia a una bottiglia di vino al giorno può permettersi un treno al mese, non sarebbe male sentire qualcuno di loro e domandare sul senso della vita.
Forse, mi viene il dubbio, non riesco a partorire che pregiudizi e allora non ho capito nulla.
Forse, si diventa inquilini delle piazze e dei parchi solo se hai perso la casa alla roulette, il lavoro per negligenza o la donna in un incidente stradale.
E' possibile che si acquisti il diritto di trascinare cartoni sull'asfalto solo attraverso il dolore e la perdita. Viceversa, la lobby dei barboni ti impedisce di dormire sulle panchine. Tutto può essere.
Più hai sofferto prima di farti crescere la barba, maggiore è il numero di buste di plastica che ti spettano. Oppure c'è un'imponente, efficace organizzazione gerarchica dietro la vita da mendicante. Chi lo sa. Non so a voi, ma a me non stupirebbe.
Oggi però non mi rado, decido. Il mio specchio non imparerà mai a farsi gli affari propri, è come uno zio lontano che si arroga il diritto di domandare in virtù di un flebile legame di sangue, scommetto che avete capito di che parlo. Sono giustificato, non sono un mostro.
Sì, sono giustificato e mi chiudo dietro la porta senza guardarlo.

lundi 7 avril 2008

Album giallo - I sordomuti

Vicino casa mia, in realtà proprio di fianco nel pianerottolo c'era Michele figlio di sordomuti.
Lui era un mio amico giocavamo insieme a calcio alla Jupiter si può dire siamo cresciuti insieme.
A calcio giocavo così così però mi sentivo bravo, secondo me sono simile a giocatori come Recoba o Cassano quei giocatori che se non sentono la fiducia dell'allenatore e dei compagni giocano male s'infortunano.
Oppure come quei giocatori che rientrano tardi la notte, loro bevono e vanno a figa e poi in campo si prendono i fischi. Ah, quanto mi sarebbe piaciuto essere uno di quei giocatori lì!
Oppure uno di quelli talmente forti che arriva assonnato all'allenamento e non fa gli ostacoli, si risparmia i saltini nei cerchi, i dribbling senza palla fra i coni e tutte quelle rotture di coglioni: non ne avrei alcun bisogno dall'alto della mia tecnica sopraffina e...ah, quanto mi sarebbe piaciuto essere uno di quei giocatori lì!

Sogni a parte Michele era più bravo di me sicuramente più veloce, segnava tanti gol.
Io però pensavo fosse un po' limitato intellettualmente e avesse problemi nell'apprendere.
Un giorno andai a casa sua per studiare perchè eravamo nella stessa scuola ma in classi diverse però i compiti, gira che ti rigira, erano sempre uguali: addizioni, analisi grammaticali, strati dell'atmosfera, sottrazioni, accenni di analisi logica e età del bronzo; sporadiche apparizioni di girini e poco altro.
Bene, quel giorno che sto raccontando suonai alla porta mi aprì il padre sordomuto. Aveva la canotta bianca sgualcita era molto peloso i baffi neri minacciosi incolti.
La mamma sordomuta era seduta sul divano. Ciao, le dico. Ennn...ghe, o qualcosa del genere, mi risponde. Questo quando avevo dieci anni forse meno.
La mamma si chiamava Graziella bassa grassa impiegata all'Enel.
Lei era sordomuta sul divano e guardava la TV.
Il volume era sparato a mille ma loro non sentivano nessun rumore se non indistinguibili ronzii, ma solo se si concentravano al massimo, così mi disse un giorno Michele, per cui ancora non capisco.
Le casse della loro televisione poggiavano sui muri di cameretta ma mamma non ha mai chiesto a Sig.ra Graziella di abbassare e mi proibiva di dare colpi nel muro, io e Michele comunicavamo così ma a nessuno importava.
Salvatore sordomuto padre, quel giorno che ogni tanto parlo d'altro -scusate!- mi fa cenno di entrare così vado in camera di Michele con passo sicuro perchè io ero l'insegnante, lui era l'alunno.
Michele non era ritardato nè lamentava disturbi clinici però quasi non sapeva leggere e sbagliava tutte le doppie.
Michele non era sordomuto perchè essere sordomuti non è ereditario. Gli amici dei genitori di Michele erano quasi tutti sordomuti, allora io da piccolino pensavo si diventasse sordomuti per contagio che c'era questa possibilità. In seguito però ho preferito pensare si fossero conosciuti tutti in qualche viaggio organizzato di quelli tutto compreso albergo gite bus e guida sordomuta.
I genitori di Michele non erano sordomuti uguali, la madre era gentile mentre Salvatore poteva emettere dei suoni inarticolati confusi e anche grida. Graziella era più afona ma quando cercava di parlare la capivi Salvatore no.

Quel giorno di cui stavo parlando -scusate!- Salvatore ci chiuse a chiave in camera da fuori così avremmo studiato. Purtroppo Michele, lui non ne aveva intenzione così finite le Dixi mi fece vedere le sue MicroMachines tutte di diverso colore da come me le ricordavo io perchè erano di quelle macchinine speciali da mettere nel congelatore. Poi, cambiano colore.
Io mi ricordo non siamo riusciti a farci aprire la porta dal padre prima di cena e saranno passate cinque ore. Noi, davamo dei pugni che non ti dico e urlavamo anche parolacce come coglione o stronzo apri, ma lui non ci sentiva. Io e Michele abbiamo giocato a lungo con le macchinine facendo finta ci fosse un parcheggio nel tappeto e così finiva tutte le volte fino al giorno in cui decisi di studiare da solo.

Lo so, non vi ho raccontato un giorno molto significativo, ma d'altro canto l'album giallo "è un libro di storie noiose, una carrellata di paesaggi spogli e uno sguardo su dei personaggi trascurabili" (cit.)
In seguito non so come Michele abbia amministrato il suo tempo però indovino se dico non ha niente a che fare con lo studio. Infatti ora credo sia disoccupato, ho perso un po' i contatti.
Anch'io sono disoccupato ma io studio lingue a Bologna.

samedi 15 mars 2008

Lo schizzo accomuna il genio del pittore alla malattia dello psicopatico.

mercredi 12 mars 2008

Ma anche no

C'era una volta un re, seduto sul sofà
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò

(ad libitum)

lundi 10 mars 2008

Le mille bolle blu



Una lettera giaceva non corrisposta all'ufficio postale di Cagliari. Un'assicurata per me.
Qui da Bologna mi veniva un pelo male ritirarla, così ho delegato mio padre. In realtà lui si è giustamente delegato da solo perchè nell'aria si fiutava una dolce fragranza, l'odore solleticante che solo la prima rata della borsa di studio può rilasciare.
Ma le apparenze ingannano e anche il naso come l'occhio gioca brutti scherzi così, seguendo quell'inebriante profumo, ci siamo ritrovati dritti dritti nelle braccia di una missiva Disneyland Associès S.C.A. La consistenza dell'aria velocemente mutò, non più lenta dell'azzerarsi progressivo del mio entusiasmo, e l'aroma della borsa di studio si capovolse presto avvolto da un olezzo ripugnante, trasformandosi, una volta squarciata la busta, nel tanfo tipico delle lettere indesiderate.
Verdetto: radiazione di cinque anni per ecart de caisse non justifiè o qualcos' altro di ortograficamente corretto. Altro che borsa di studio.
Non avevo in programma di tornarci a breve, beninteso, ma ciò non mi impediva di considerarla come una parentesi aperta verso il passato, una finestra spalancata su un'esperienza poco reale. Non so se riesco a spiegarmi.
Ecco, avete presente quando da bambini si fanno le bolle di sapone?
Tutti si soffiava forte dentro l'anello e le si guardava salire in cielo, poi i nostri occhi le seguivano fino a quando non scomparivano alla vista. Una volta rientrati a casa solo qualcuno fra di noi si trovava impegnato a sognare su quali terre fluttuasse ancora la bolla mai doma, ed era una sensazione piacevolissima. Ti faceva sentire un po' meno adulto, come tutte le emozioni che da bambini evitiamo perchè ci fanno sentire ridicoli e vulnerabili, ma questa era gradevole, devo ammetterlo.
Per capirci, oggi mi sento un po' come chi è stato informato della morte della propria bolla di sapone, privato della possibilità di fantasticarci più: la bolla è scoppiata e me l'hanno detto per lettera.

jeudi 6 mars 2008

Aula studio

Stavo seduto in biblioteca davanti alla mia postazione mobile. Oggi avrei dovuto iniziare il catalogo della sezione narrativa, al piano terra. Preferisco lavorare al piano terra perchè c'è più movimento e maggiore varietà di persone; il secondo piano è dedicato principalmente ai bambini e non è molto interessante, solo qualche guida turistica e massicce enciclopedie che fanno paura alla vista, prurito al tatto e tossire dalle esalazioni. Il sapore, poi, ve lo raccomando.
Catalogare i libri è tanto semplice quanto meccanico dunque ogni tanto mi prendevo una pausa per la lettura di un libro che avevo adocchiato poco prima, il lavoro tutto sommato è sempre così riposante. Ma già notavo che qualcosa non andava.
I primi segnali li ho avuti quando un ragazzo proprio non si decideva a tirare un po' avanti la sedia sulla quale studiava nonsocosa nonostante io dovessi portare dei libri su un carrello piccolo ma, nella situazione, ingombrante.
Iniziavano a girarmi le palle, ecco. Sentivo che si mettevano in moto per futili motivi, come di norma. Le questioni che dovrebbero farmi incazzare non mi toccano, questo privilegio è concesso solo alle ragioni trascurabili.
Così in maniera piuttosto rude chiesi al ragazzo che studiava nonsocosa di ritirarsi con le gambe un po' più in là e, avvicinandomi verso lo scaffale, bofonchiai parole vietate in biblioteca. O almeno dovrebbero vietarle, mi metto nei panni di chi studia: un bibliotecario dalla madonna facile negli anditi del silenzio sacro è come un martello pneumatico acceso che dice messa.
Ad ogni modo, Gianni mi inseguiva nelle mie numerose passeggiate rifocillanti verso la macchina del caffè con una cartellina rossa in mano. Inizialmente riuscii a sfuggirgli, due battute e via al lavoro, ma sapevo che prima o poi l'avrebbe aperta. Così, mentre inserivo nel database un libro di Allende, mi tese un agguato e mi intrattenne interminabili minuti con le sue incomprensibili storie di gioventù. Supportate dai documenti, perfino! Logori ritagli di agende, piccoli stracci gialli di vecchi appunti, tessere del club del libro dell'anno del culo, frammenti talmente personali che la soluzione del puzzle è di una noia mortale.
Certo, puoi condividere la nostalgia di un uomo per la sua adolescenza e apprezzare che abbia scelto te per riesumarne il ricordo, accumulare interesse e magari ridere senza fingere.
Come alternativa puoi non vedere l'ora che se ne vada perchè non hai voglia di parlare con nessuno nè tantomeno con te, Gianni, che se non attivo al massimo la mia attenzione perdo le tue vocali frai i baffi e poi...mi stai dando fastidio. A prescindere.
La soluzione è quest'ultima per tutti, oggi.
Devo aspettare che passi, forse domani.

dimanche 2 mars 2008

Bel Paese


Il figlio al padre: - Papà, ti devo...ehm, dire una cosa. Non ti farà piacere...
Il padre si fa attento. Dimmi figliolo. Il padre suda. E' teso.
Il figlio: - Papà, ho scoperto di essere gay...
Il padre tira un sospiro di sollievo: - Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo avessi trovato posto nella redazione di Studio Aperto!

lundi 25 février 2008

A/R


Fare un giro nei pensieri altrui è riposante perchè ti prendi una pausa dai tuoi.
E' come andare in vacanza, come mollare gli ormeggi dalla vita vera e salpare per visitare luoghi rinfrescanti.
Più realisticamente, come acquistare su internet un biglietto Ryanair per scegli tu la destinazione. I tempi cambiano, gli ormeggi non li usa più nessuno perchè se prendi ancora la nave hai qualcosa che non va e, si sa, di questi tempi l'apparenza è tutto. Andiamo: il porto è uno dei luoghi più loschi che il luogo comune possa citare, vogliamo mettere con la sicurezza dell'aereoporto? Il paragone è sbilanciato e infatti la nave non la regalano più neanche sotto forma di crociera nei quiz, talmente l'uomo si è seccato di ondeggiare e mangiare cibi precotti nello stesso istante. Che razza di premio è? Ma sto divagando. Qualunque sia il mezzo, dicevo, l'importante è partire.
Staccare. Parigi, Londra, Amsterdam, New York e verso tutte quelle mete imbalsamate dentro la neve e il vetro, finte e cristallizzate.
Quei ricordini tanto in voga sono importanti: Cagliari vorrebbe essere una città florida ma non ne ha la mentalità pratica e soprattutto non vi nevica mai. Ciò vuol dire che i turisti non se la inculano perchè poi dovrebbero rinunciare al tipico souvenir: la gente preferisce così visitare Venezia, Pisa o Firenze.
Fortunatamente, nei pensieri altrui nevica spesso per cui rientri a casa sempre con una palla di vetro magica e se immobile splende il sole, quando la capovolgi viene avvolta dai fiocchi.
E' talmente riposante, sempre così lineare e semplice il ricordo dei pensieri altrui! Niente a che vedere con i miei...

Nella foto in alto, Marco Polo e le vacanze che diventano estenuanti.
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mardi 19 février 2008

I want to believe


Tre sono le sicurezze della vita: la morte, le tasse e la multa in autobus.
A pensarci bene, se il trasporto si autodefinisce “pubblico”, il biglietto deve essere considerato come una tassa.
La multa quindi è un tasso per non avere pagato la tassa.
Un tasso sulla tassa è una mora.
La multa ammonta a quaranta euro.
Quaranta euro per una mora non è tanto, specie se bona. Ma non è questo il punto: ci sono persone che narrano di aver viaggiato per anni aggratis senza pagare mai dazio; se accenni all’esistenza dei controllori si guardano attorno e sarcastiche sorridono, non sanno neanche come siano fatti. Queste persone si comportano come se il controllore fosse un alieno e tu il megalomane fanatico che ogni tanto lo avvista. Ne conosco un paio, di queste persone qui, e secondo me mentono entrambe. Tutti nella vita abbiamo avvistato un ufo o quantomeno ci siamo trovati a sperare intimamente che lo fosse, quel bagliore insignificante e breve nella notte, pur senza mai crederci sul serio. E allora, se esistono gli alieni, perché non dovrebbero esistere i controllori? Concediti quantomeno il beneficio del dubbio, dico io. Niente da fare, certe persone si rifiutano di capire.
Ho pure la ricevuta della multa, quaranta eurini che prendono il volo a bordo di una carta copiativa firmata dall’alieno in persona, ma ho la sensazione che ciò non conti, direbbero ho falsificato il modulo, che ormai su internet si trova di tutto, perfino pseudo-reliquie aliene.

lundi 11 février 2008

Radio Gianni

In biblioteca c'è un buffo personaggio, si chiama Gianni ed è il bibliotecario di gesso liquido che lo versi nella forma. Poi, diventa duro come una piccola statuetta e la puoi chiamare Gianni. Ha il naso bitorzoluto che impedisce agli occhiali di cascare, i capelli color paglia il baffo foltissimo e incolto, l'andatura sbilenca. E' un po' matto, ma nel senso buono, come quelle vecchiette di campagna che all'ombra del chiostro si dondolano per ore su una sedia scricchiolante. Dalle loro spalle la finestra emana sempre un odore di torta di mele che è sufficiente a saziare, tanto che se passi di là cambi direzione prima di vomitare. La vecchina urla e con voce roca si alza ti invita ad assaggiare la torta che è nel forno, agita le mani e le sue braccia sono flaccide, è animata da buone intenzioni ma è un po' matta. Non ti conosco neanche, passavo semplicemente di lì. DEVI essere un po' svitata e io a casa tua non ci entro.
Gianni non è anziano ed è una brava persona, a casa sua se mi invitasse ci andrei. L'ho visto tre volte e già so un sacco di cose su di lui: ha la moglie figlia di 24 anni il gatto la tv sposato da 30 anni nato in sardegna ittiri poi verona bla. Notare che io non ho mai chiesto nulla anche perchè a volte non capisco che mi dice, le parole si perdono fra i baffi e se posso mi evito prima che nasca la necessità di uno sforzo interpretativo.
La biblioteca non è vero come dicono stimoli il ragionamento, ampli le capacità cognitive e sviluppi le abilità di collegamento intertestuali: sarà che i libri diventano numeri su uno scaffale e che si debba parlare sottovoce, ma io in biblioteca mi lobotomizzo un tantino. Tutti bisbigliano. Psst di qua, psst, di là. Tonfi metallici di monete che tintinnano dentro i distributori, fruscio di libri, polvere, computer che bippano, non si capisce niente. Lavorarci è diverso. Devi lavorare e stare attento a non fare rumore, solo i...visitatori, clienti, lettori, bibliotecandi...bibliotecandi mi piace. Solo i bibliotecandi possono fare un po' di casino e solo loro ti riprendono quando ce n'è troppo. Paradossale. Gianni però se ne frega parla e la sua voce rimbomba. Ogni tanto cita, ama citare. La citazione è un'arte, cogliere nel pensiero di qualcun altro la didascalia dell'attimo è sinonimo di intelligenza. Si può dire che Gianni sia un'artista poliedrico. Oggi arrivo al primo piano e lo becco che disegna. Gli chiedo come va cosa fa e borbotta contento perchè, mi dice, riproduce su un foglio di carta parte dell'affresco che si trova in una chiesa a Cremona. Lo ricopia da un libro aperto. I risultati sono di dubbia qualità ma apprezzo la naturalezza con la quale mi spiega foglio dopo foglio la passione profusa all'interno di quegli stupidi schizzi da bambino. Due quadernetti pieni di bozzetti estemporanei e appunti, ognuno con un perchè invisibile a Gianni nudo. Era un tentativo di farmi entrare nel suo mondo, un privilegio concesso dall'artista al suo interlocutore, un attestato di stima poichè ritenuto capace di sintonizzarsi sulle sue frequenze. Il problema è che io non ho un gran senso dell'arte e come in un museo non afferro la particolare qualità di un dipinto rispetto al suo vicino, con Gianni mi trovo ad abbozzare sorrisi di circostanza e lanciare ipocriti segnali di intesa. Per me rimangono misteriose gran parte delle sue colte citazioni di illustri sconosciuti e quei disegni molto vicini a essere classificati come scarabocchi. Catalogati e raccolti con cura dentro un'agendina, ma pur sempre scarabocchi. Povero Gianni, ne parlo male ma è una delle persone più positive che ho incontrato negli ultimi mesi. Forse parto prevenuto perchè a Pirri un sacco di svitati si chiamano Gianni: Gianni Commissioni, Gianni Bicchiòri, Gianni Pani Tostau...ma questa è un'altra storia. Gianni non ha niente a che farci.

mercredi 6 février 2008

Biglie III

Ho acceso il cellulare Sharp, quello con la scheda francese comprato al centro commerciale di Val d'Europe. Ogni tanto lo faccio perchè arrivano dei messaggi da parte del gestore. Puntualmente.
Non è tanto il contenuto a interessarmi (blaterano sempre di promozioni, di indicazioni per chiamare in Francia e ci sono tanti numeri dentro, tante cifre da comporre), quanto il suono della loro ricezione. Il jingle che fischietta dal telefonino. 1 texto reçu.
E' un motivetto banale e oggettivamente irritante, ma se mi coglie di sorpresa sobbalzo.
E' capitato proprio ora, mentre ero intenzionato a scrivere di tutt'altro.
Sobbalzo perchè ogni volta si srotola un tappeto che seguito porta rosso a quest'estate.
A volte succede che il tappeto termini sull'uscio della porta del "mio" piccolissimo monolocale al pianterreno, località Serris, e il telefono sul comò squilli brevemente, così io corro perchè aspetto un suo messaggio e non posso non pensarci. Esaurita la giornata lavorativa, non ho molto di cui distrarmi perchè tutti gli amici sarebbero rincasati solo fra qualche ora, così i miei tormenti si dividono fra la scelta del primo piatto per cena e l'attesa ossessionante di compagnia.
Fame e solitudine, i due timori ancestrali dell'uomo.
Prima che qualcuno obietti sappia che la morte è inevitabile e la sete inconcepibile (ormai chi muore più di sete?), perciò stanno fuori classifica. Ho sempre trovato paradossale che la solitudine sia tanto rifuggita quando è l'unico stato nel quale l'uomo si riflette in se stesso e diventa perciò perfetto, compiuto, libero dall'assillo, spesso svilente, del confronto. Altrochè timore, non baratterei il desiderio di solitudine con niente al mondo: per fortuna il lavoro al Parco inietta una grossa dose di sociofilia, questo gli va riconosciuto, Ma pure un appetito ladro! Pensare che inizialmente trovavo la mensa aziendale sfiziosa...
La finestra dietro il letto permette alla pioggia di entrare, l'orologio segna le 20:43 e lei non tornerà prima di tarda notte. Mi guardo un film, l'unico che ho. 1 texto effacè.

mercredi 30 janvier 2008

Grazie Sandro

Mancavano poco più di tre ore al mio aereo per Bologna e ancora non avevo un notebook da portarmi dietro. Tragedia. Poi mio padre arrivò con la soluzione: Sandro il marito di Carla ne ha due. Uno, te lo presta. Dice un po' vecchiotto ma è integro e funzionante.
Felicità.
Come sono materiale a volte.
Così, usciamo di casa un po' prima e andiamo a prenderci ciò che è suo, ma ora è mio: se in questo momento sto scrivendo, è merito suo. Grazie Sandro. Mi hai dato di che fare quando torno stanco dal lavoro e non vedo l'ora di rilassarmi, di scrivere, parlare con qualcuno che è lontano. Magari vive a Parigi, oppure a qualche via da casa mia. Non importa, Sandro lavorava per l'Enel e mi ha prestato il computer portatile aziendale.
Ho un notebook pagato coi soldi dei contribuenti: come si suol dire, va piano perchè consuma poco. Otto giga di hard-disk e una lentezza estenuante di calcolo oggigiorno son difficili da sopportare. Mio padre, per dire, si è appena comprato un portatile talmente all'avanguardia che lo vedevo leggersi il libretto di istruzioni per capire come proseguire. Non riusciva a capacitarsi del nuovo sistema operativo, peraltro identico al precedente. Invece io mi ritrovo a digitare e maledire chi ci fornisce energia elettrica.
Però ringrazio Sandro. E anche la moglie. Mi ha detto che sono gonfio in faccia e io lo prendo come un complimento dal momento che mi sento magro.

Suoniamo alla porta e ci accomodiamo in casa.
La scrivania dello studio cattura subito la mia attenzione, diventa il mio nord e io l'ago della bussola. Quella dolce creatura ansima mentre si sporge dalla valigetta e tenta invano di forzare la chiusura lampo per venirmi incontro. Sandro tira un po', sembra facilitare l'uscita del computer dall'angusta custodia, lascia scorrere un bel pezzo di zip ma poi si perde nel parlarmi delle qualità superate del computer dell'azienda e la sua mano si blocca. Maledizione, sento il cuore battere.
Io non ascolto più, ho occhi solo per il Compaq Armada che guaisce, vede la luce più nitida e piano piano mi mette a fuoco. Mi riconosce come il cucciolo che abbandona la nidata e ti si getta addosso incaricandoti di proteggerlo. Amore a prima vista, impossibile da ignorare.
Carla ride alla mia destra e mio padre sussurra qualcosa, ma sono fuscii confusi, sono completamente rapito, il fiato alla gola fermatosi nella confusione di quel momento sublime.
Quando Sandro finalmente me lo porge l'abbraccio dura troppo poco, avrei voluto coccolarlo per ore; solo qualche istante e Sandro me lo strappa dalle mani per rinchiuderlo ancora nella sua prigione di velcro e stoffa. E' tardi e dobbiamo andare, è un passaggio obbligato.
Con le lacrime agli occhi, giurai che la prima tappa una volta atterrati a Bologna sarebbe stata camera mia. Non per mangiare, nè tantomeno per rivedere qualcuno: esclusivamente per liberarti, cucciolo di Compaq. Sdraiarmi con te e poi guardarsi negli occhi come innamorati.
Hai presente le occasioni in cui se ti concentri vedi riflessa l'emozione altrui e sei convinto lei prima di battere le ciglia ti scavasse dentro? Insomma, quella roba che chiamano feeling, una delle parole più vuote che ci sia.
Non importa che tu sia down, cucciolo mio adorato, hai abbastanza cromosomi da potermi concedere il pozzo di Firefox e il telefono di MSN, soddisfarmi con la carta di Word e allietarmi coi film di Emule.
Non importa che tu sia lento nel pensare, stolto nel ragionare, io ti voglio bene solo perchè esisti.

lundi 21 janvier 2008

L'impaginazione automatica del blog fa schifo

Per la prima volta, provando a riconoscere se stesso in una foto di almeno sei anni prima, venne assalito dall’irresolutezza che come una scarica elettrica gli faceva tremare le gambe.

Ecco allora che la sentì tornare.
Quella punta di lancia al cuore che gli aveva sempre detto come agire.
Che non teneva conto dei buoni sentimenti.
Perché non era in grado di concepirli, dunque non aveva mai avuto scelta.
Mithos preferiva che fosse la lancia a dolere e suggerire. Com’era piacevole quella sensazione di essere in balia a una forza superiore, allo svolgersi incontrollabile degli eventi che lo rendeva impotente e per questo felice di esserne pedina non responsabile.
Il vuoto si impadronì di lui e lo risucchiò, Mithos cadeva a velocità soprannaturali, sferzava l’aria che prima o dopo avrebbe lasciato posto a un terreno morbido, inoffensivo, che gli avrebbe attutito la caduta. Mithos precipitava in quel baratro e veniva inebriato dall’impossibilità di combattere la discesa vertiginosa della sua mente, fortificato dalla sicurezza di una risposta finale. Quando poi sarebbe atterrato niente di lui avrebbe sofferto, ma il suo corpo rimbalzato dal suolo amico si sarebbe nuovamente librato in aria per compiere un altro volo, questa volta più pericoloso perché diretto allo schianto con la ragione.
Così si sarebbe sfracellato al suolo, poiché la ragione gli aveva sempre consigliato di amare ma Mithos non le aveva mai dato ascolto. Avrebbe voluto, ma non ne era mai stato capace. Tutto ciò che aveva amato erano state le Milizie, per il resto non provava che indifferenza.
Mentre si contorceva dal dolore, dopo il secondo duro schianto a terra la ragione assumeva la forma di un corvo eburneo che lo scrutava e senza muovere l’aria galleggiava fluttuante nell’aria. Con voce suadente lo spingeva ad amare ma la rovinosa caduta non permetteva mai a Mithos di prestarvi attenzione, reso sordo dalle urla di ferite insostenibili.
L’abisso che mentre teneva in mano il manifesto perduto da Sanzima continuava a trascinarlo verso il fondo avrebbe comunque agito e lui non voleva quel corvo avesse la meglio, perché in passato si era sempre sbagliato: l’unica volta che amò diventò adulto e perse l’illusione fanciullesca del mondo. Mithos allora atterrò la prima volta, sorrise, venne placidamente rispedito in aria e prima della successiva discesa si svegliò con la risposta.
La ragione non gli era mai servita se non per struggersi di fronte alla consapevolezza della propria apatia , e questa volta riuscì a destarsi prima di soffrire. Decise di farsi guidare dal proprio istinto che ora fluoresceva limpido e si mostrava senza segreti nei suoi effetti più immediati.
Aprì gli occhi fino a sgranarli.

Lasciò cadere il foglio con la sua foto segnaletica che si sdraiò sopra il tavolo.
Quando si accorse che le gambe non tremavano più si diresse a passo fermo verso la grande credenza della cucina. All’esterno della casa, dietro i grandi vasi gravidi di gerani, il vecchio Sanzima oscillava confortato dalla comoda amaca e Mithos avrebbe addirittura potuto sentirlo ronfare se lo sferragliare dei coltelli che la sua mano mescolava nel cassetto non glielo avesse impedito.
Ad ogni modo ne scelse uno, senza particolare cura. Non si chiese per un istante cosa stesse facendo né mai si interrogò sui motivi che ora venivano riflessi dalla lama del coltello (più specifico); durante il breve percorso che lo separava da Sanzima Mithos avvertiva l’incomprensibile volere del destino impadronirsi di lui e trovava conforto dal fatto di non aver ascoltato il corvo, la ragione, l’amore, i dubbi, le domande e tutto ciò che rende insopportabile la vita.
L’apatia regala invece le risposte: infilò l’aguzzo metallo nella gola di Sanzima e ne lasciò il corpo in balia del giaciglio pensile, scalfito dai venti irregolari di quel pomeriggio.
Mithos lo guardò per qualche secondo ansimare e infine perire.
Rientrò in casa e salì di corsa le scale a chiocciola che dal lungo andito antistante la sala da pranzo
portavano in camera sua.

mercredi 9 janvier 2008

Mithos?

Non so se avete mai avvertito quel prurito (certe volte mi chiedo a chi mi rivolga) che vi spinge a scrivere qualcosa che abbia un senso.
No, non mi riferisco agli appunti da post-it nè parlo di sfoghi estemporanei da blog.
Intendo dire, qualcosa che abbia un senso. Qualcosa che sia preceduta da un disegno completo, da una visione d'insieme. Qualcosa che lasci il segno in chi legge. Qualcosa che dica qualcosa.
E' una missione improba, me ne rendo conto, e il pensiero di poterla intraprendere forse fa rima solo con illusione.
Però andiamo, secondo me tutti han provato quella prurigine almeno una volta: c'è chi l'ha catalogata come una fastidiosa perversione da reprimere, chi ne ha dato libero sfogo, chi non si capacita come possa esser toccato proprio a lui, chi c'ha fatto un sacco di soldi e chi la asseconda come una moglie stupida. Fatto salvo il primo caso, il denominatore comune è la costante paura di non essere all'altezza del senso che si vuole coccolare. Di non essere capiti. O peggio che della tua visione d'insieme non freghi niente a nessuno.
La ricerca del senso ti strema perchè viaggia nella tua testa a velocità supersoniche e a volte non è facile inquadrarne i contorni, macchiarlo d'inchiostro e imbrattare di lui la carta. Lo vedi che c'è, lo senti girare all'impazzata e il rumore che la sua rivoluzione compie è spesso insopportabile, ma il senso è sfuggente, troppo ammaliante perchè non ama lasciarsi distinguere.
Solo l'arte riesce a rallentarne il moto e solo l'arte ce lo fa intravedere, dietro la suggestiva cortina della sensibilità personale. Per questo parlavo di impresa improba, prima.
Mica volevo usare improba per darmi un tono.

mardi 8 janvier 2008

Tu mi fai girar...


Eccomi di ritorno a Bologna.
La casa è come l'avevo lasciata: Antonio sdraiato sul divano al telefono con la ragazza.
Le lenzuola del mio letto arruffate.
Ancora i Pavesini chiusi dove li avevo lasciati.
Nessuno ha avuto la tentazione di mangiarli ma qualche anno fa non li avrei ritrovati interi: la pubblicità con Cabrini era irresistibile e mi ricordo la mandavano in onda varie volte al giorno.
Ti veniva l'acquolina in bocca mentre Cabrini addentava il biscotto e saltavano in arie tante briciole dorate, ti veniva una voglia irrefrenabile di sgranocchiarli. I Pavesini di oggi non sono un granchè, ne ho messo uno sotto i denti e la sua poltiglia non ne voleva sapere di staccarsi dai denti. Proprio ora che scrivo qualche pezzo si ostina ancora fra l'ultimo molare e il dente del giudizio.

Il punto è che quando ne davano la pubblicità in tivù il pavesino fluiva in bocca più dolcemente, ma forse è una mia impressione.


Ad ogni modo, la navetta aereoporto-stazione centrale era più affollata del solito. Un uomo dai modi effeminati, vestito in maniera ambigua, parlava con due simpatici nordafricani su come raggiungere Pesaro nel più breve tempo possibile. Forse ci sarebbero poi andati insieme, non ho ben capito. In realtà ero piuttosto scocciato perchè l'autista guidava neanche fosse Badoer a Fiorano e le valigie mi erano cascate già più di una volta addosso. Sul piede.
Un vecchio senegalese (ero certo lo fosse, da quando ho lavorato a eurodisney li distinguo) è stato molto gentile ad aiutarmi a fare strada fra i trolley ingombranti e scendere prima che venissi ghigliottinato dalle porte. A Cagliari non avrei corso nessun rischio perchè il bus aeroporto-stazione non esiste: avrei preso il taxi e allentato lo stress.

Parlo di Cagliari non a caso: ieri ero lì e oggi sono qui.

Perdire: prima sono stato a Parigi poi a Cagliari poi a Bologna poi di nuovo a Parigi poi ancora Bologna per ritornare a Cagliari e rifinire a Bologna. Peccato a Bologna non ci voglia più stare e allora si capisce la confusione. Lo so, non è molto chiaro. Ditelo a me...
Qualcuno mi dica dove abito, pretty please.


Nella foto in alto quelli sì che son biscotti, sig. Pavesi.