samedi 15 mars 2008

Lo schizzo accomuna il genio del pittore alla malattia dello psicopatico.

mercredi 12 mars 2008

Ma anche no

C'era una volta un re, seduto sul sofà
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò
C'era una volta un re, seduto sul sofa
che disse alla sua ancella: - "Raccontami una storia..."
L'ancella cominciò

(ad libitum)

lundi 10 mars 2008

Le mille bolle blu



Una lettera giaceva non corrisposta all'ufficio postale di Cagliari. Un'assicurata per me.
Qui da Bologna mi veniva un pelo male ritirarla, così ho delegato mio padre. In realtà lui si è giustamente delegato da solo perchè nell'aria si fiutava una dolce fragranza, l'odore solleticante che solo la prima rata della borsa di studio può rilasciare.
Ma le apparenze ingannano e anche il naso come l'occhio gioca brutti scherzi così, seguendo quell'inebriante profumo, ci siamo ritrovati dritti dritti nelle braccia di una missiva Disneyland Associès S.C.A. La consistenza dell'aria velocemente mutò, non più lenta dell'azzerarsi progressivo del mio entusiasmo, e l'aroma della borsa di studio si capovolse presto avvolto da un olezzo ripugnante, trasformandosi, una volta squarciata la busta, nel tanfo tipico delle lettere indesiderate.
Verdetto: radiazione di cinque anni per ecart de caisse non justifiè o qualcos' altro di ortograficamente corretto. Altro che borsa di studio.
Non avevo in programma di tornarci a breve, beninteso, ma ciò non mi impediva di considerarla come una parentesi aperta verso il passato, una finestra spalancata su un'esperienza poco reale. Non so se riesco a spiegarmi.
Ecco, avete presente quando da bambini si fanno le bolle di sapone?
Tutti si soffiava forte dentro l'anello e le si guardava salire in cielo, poi i nostri occhi le seguivano fino a quando non scomparivano alla vista. Una volta rientrati a casa solo qualcuno fra di noi si trovava impegnato a sognare su quali terre fluttuasse ancora la bolla mai doma, ed era una sensazione piacevolissima. Ti faceva sentire un po' meno adulto, come tutte le emozioni che da bambini evitiamo perchè ci fanno sentire ridicoli e vulnerabili, ma questa era gradevole, devo ammetterlo.
Per capirci, oggi mi sento un po' come chi è stato informato della morte della propria bolla di sapone, privato della possibilità di fantasticarci più: la bolla è scoppiata e me l'hanno detto per lettera.

jeudi 6 mars 2008

Aula studio

Stavo seduto in biblioteca davanti alla mia postazione mobile. Oggi avrei dovuto iniziare il catalogo della sezione narrativa, al piano terra. Preferisco lavorare al piano terra perchè c'è più movimento e maggiore varietà di persone; il secondo piano è dedicato principalmente ai bambini e non è molto interessante, solo qualche guida turistica e massicce enciclopedie che fanno paura alla vista, prurito al tatto e tossire dalle esalazioni. Il sapore, poi, ve lo raccomando.
Catalogare i libri è tanto semplice quanto meccanico dunque ogni tanto mi prendevo una pausa per la lettura di un libro che avevo adocchiato poco prima, il lavoro tutto sommato è sempre così riposante. Ma già notavo che qualcosa non andava.
I primi segnali li ho avuti quando un ragazzo proprio non si decideva a tirare un po' avanti la sedia sulla quale studiava nonsocosa nonostante io dovessi portare dei libri su un carrello piccolo ma, nella situazione, ingombrante.
Iniziavano a girarmi le palle, ecco. Sentivo che si mettevano in moto per futili motivi, come di norma. Le questioni che dovrebbero farmi incazzare non mi toccano, questo privilegio è concesso solo alle ragioni trascurabili.
Così in maniera piuttosto rude chiesi al ragazzo che studiava nonsocosa di ritirarsi con le gambe un po' più in là e, avvicinandomi verso lo scaffale, bofonchiai parole vietate in biblioteca. O almeno dovrebbero vietarle, mi metto nei panni di chi studia: un bibliotecario dalla madonna facile negli anditi del silenzio sacro è come un martello pneumatico acceso che dice messa.
Ad ogni modo, Gianni mi inseguiva nelle mie numerose passeggiate rifocillanti verso la macchina del caffè con una cartellina rossa in mano. Inizialmente riuscii a sfuggirgli, due battute e via al lavoro, ma sapevo che prima o poi l'avrebbe aperta. Così, mentre inserivo nel database un libro di Allende, mi tese un agguato e mi intrattenne interminabili minuti con le sue incomprensibili storie di gioventù. Supportate dai documenti, perfino! Logori ritagli di agende, piccoli stracci gialli di vecchi appunti, tessere del club del libro dell'anno del culo, frammenti talmente personali che la soluzione del puzzle è di una noia mortale.
Certo, puoi condividere la nostalgia di un uomo per la sua adolescenza e apprezzare che abbia scelto te per riesumarne il ricordo, accumulare interesse e magari ridere senza fingere.
Come alternativa puoi non vedere l'ora che se ne vada perchè non hai voglia di parlare con nessuno nè tantomeno con te, Gianni, che se non attivo al massimo la mia attenzione perdo le tue vocali frai i baffi e poi...mi stai dando fastidio. A prescindere.
La soluzione è quest'ultima per tutti, oggi.
Devo aspettare che passi, forse domani.

dimanche 2 mars 2008

Bel Paese


Il figlio al padre: - Papà, ti devo...ehm, dire una cosa. Non ti farà piacere...
Il padre si fa attento. Dimmi figliolo. Il padre suda. E' teso.
Il figlio: - Papà, ho scoperto di essere gay...
Il padre tira un sospiro di sollievo: - Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo avessi trovato posto nella redazione di Studio Aperto!