vendredi 11 avril 2008

Buongiorno delirio

Il risveglio è irrinunciabile, non lo baratterei con niente che conosca, cinque minuti di completa tabula rasa, quale altro momento della giornata è così leggero?
Purtroppo dura poco.
I neuroni lentamente riprendono a interagire.
E' in quel momento che mi ricordo dello specchio. Sto seduto sul bordo della vasca e lo sento frignare.
Gli sono mancato, mi conosce da una vita ed è evidentemente preoccupato, se non ricordo male è qualche giorno che non ci si vede. Non l'ho degnato di uno sguardo di proposito, vi dico le cose come stanno. Volevo lo specchio riflettesse, tenerlo un po' sulle spine.
Mi spoglio e l'acqua della doccia mi avvolge.
Mi sento come Sirio il Dragone dei cavalieri dello zodiaco.
Sirio il Dragone era fortissimo e aveva i capelli giù fino alle ginocchia, si immergeva nell'acqua dietro la cascata e meditava.
Lui era di poche parole ma aveva un cuore d'oro.
I cavalieri dello zodiaco non sono sempre stati cavalieri dello zodiaco: sfrego la spugna sotto l'ascella e mi ricordo con certezza che hanno dovuto subire un rigido addestramento.
Inoltre, prima di ottenere l'armatura dovevano superare una prova finale che di solito consisteva nel menare le mani contro un avversario dalla stazza enorme ma sostanzialmente inetto.
Sirio il Dragone, lui aveva la sfida più tosta perchè fu sfidato a invertire il senso della cascata con la sola forza di un pugno. Altrimenti, niente armatura. Alla fine ci riuscì ma vi assicuro ci mise parecchie puntate. Provateci voi.

Mi asciugo e batto i denti.
Bologna è una ghiacciaia.
C'è talmente tanto freddo che fuori dalla finestra lo smog si solidifica e viene venduto a pezzi.
Devo rivelarvi che eviterei anche oggi il confronto con lo specchio, non ho le forze per sostenere una crisi di nervi, una paternale o chissà cos'altro.
Però ho una barba così lunga che non posso esimermi, rischio che le persone in strada si commuovano e mi riempiano le tasche di monete in rame.
Un centesimo, due centesimi, cinque centesimi. Non ne ho mai afferrato il senso.
A Praga, lì è ancora peggio.
Se ci siete mai stati sapete che intendo.
In Repubblica Ceca devi appenderti un salvadanaio alla cintola dei pantaloni.
Mi ricordo a un certo punto del soggiorno avevo così tante monetine inutili che speravo di incontrare un barbone per liberarmene.
In Italia l'euro fa talmente schifo che spesso pure i barboni hanno di che lamentarsi sulla generosità dei passanti.
Io sono dalla loro parte al cento per cento sebbene risparmiare qualcosa sul vino in brick permette di comprarsi una casa, prima o poi.
Molti fra i barboni però fanno accattonaggio per scelta e allora nessuna obiezione.
Non dev'essere poi così malvagia, la vita da senzatetto.
Pensateci bene, le uniche pressioni che hai sono figlie del bere, del mangiare e del dormire.
Conosci tanta gente uguale a te con la quale condividere un senso della vita e mendicare diventa una religione da foraggiare con le offerte di chi vuole sentirsi a posto con la propria coscienza.
Sino a qualche tempo fa ero convinto i barboni preferissero dormire nelle stazioni perchè offrono un riparo gratis e chiudono i battenti poche ore al giorno.
E se invece fossero sempre pronti a partire?
A me piace viaggiare e il mio sogno è quello di trovare un lavoro ben pagato che mi consenta di girare il mondo a velocità supersoniche.
Come tutti i più bei sogni finiscono nel momento in cui ti svegli, anche il mio una volta realizzatosi dovrà fare i conti con la vita. Perderà la sua magia e diverrà un peso, non c'è bisogno me lo diciate voi: stress da placare, mutuo da pagare, colloquio da affrontare, aereo da decollare, moglie da coltivare e corna da affrontare. Tante brutte cose.
Il barbone quando è stufo del suo angolo di vita prende il treno e viaggia verso una nuova città, senza ansie si riconcilia con la vecchia strada affittandone di nuove.
Se rinuncia a una bottiglia di vino al giorno può permettersi un treno al mese, non sarebbe male sentire qualcuno di loro e domandare sul senso della vita.
Forse, mi viene il dubbio, non riesco a partorire che pregiudizi e allora non ho capito nulla.
Forse, si diventa inquilini delle piazze e dei parchi solo se hai perso la casa alla roulette, il lavoro per negligenza o la donna in un incidente stradale.
E' possibile che si acquisti il diritto di trascinare cartoni sull'asfalto solo attraverso il dolore e la perdita. Viceversa, la lobby dei barboni ti impedisce di dormire sulle panchine. Tutto può essere.
Più hai sofferto prima di farti crescere la barba, maggiore è il numero di buste di plastica che ti spettano. Oppure c'è un'imponente, efficace organizzazione gerarchica dietro la vita da mendicante. Chi lo sa. Non so a voi, ma a me non stupirebbe.
Oggi però non mi rado, decido. Il mio specchio non imparerà mai a farsi gli affari propri, è come uno zio lontano che si arroga il diritto di domandare in virtù di un flebile legame di sangue, scommetto che avete capito di che parlo. Sono giustificato, non sono un mostro.
Sì, sono giustificato e mi chiudo dietro la porta senza guardarlo.

lundi 7 avril 2008

Album giallo - I sordomuti

Vicino casa mia, in realtà proprio di fianco nel pianerottolo c'era Michele figlio di sordomuti.
Lui era un mio amico giocavamo insieme a calcio alla Jupiter si può dire siamo cresciuti insieme.
A calcio giocavo così così però mi sentivo bravo, secondo me sono simile a giocatori come Recoba o Cassano quei giocatori che se non sentono la fiducia dell'allenatore e dei compagni giocano male s'infortunano.
Oppure come quei giocatori che rientrano tardi la notte, loro bevono e vanno a figa e poi in campo si prendono i fischi. Ah, quanto mi sarebbe piaciuto essere uno di quei giocatori lì!
Oppure uno di quelli talmente forti che arriva assonnato all'allenamento e non fa gli ostacoli, si risparmia i saltini nei cerchi, i dribbling senza palla fra i coni e tutte quelle rotture di coglioni: non ne avrei alcun bisogno dall'alto della mia tecnica sopraffina e...ah, quanto mi sarebbe piaciuto essere uno di quei giocatori lì!

Sogni a parte Michele era più bravo di me sicuramente più veloce, segnava tanti gol.
Io però pensavo fosse un po' limitato intellettualmente e avesse problemi nell'apprendere.
Un giorno andai a casa sua per studiare perchè eravamo nella stessa scuola ma in classi diverse però i compiti, gira che ti rigira, erano sempre uguali: addizioni, analisi grammaticali, strati dell'atmosfera, sottrazioni, accenni di analisi logica e età del bronzo; sporadiche apparizioni di girini e poco altro.
Bene, quel giorno che sto raccontando suonai alla porta mi aprì il padre sordomuto. Aveva la canotta bianca sgualcita era molto peloso i baffi neri minacciosi incolti.
La mamma sordomuta era seduta sul divano. Ciao, le dico. Ennn...ghe, o qualcosa del genere, mi risponde. Questo quando avevo dieci anni forse meno.
La mamma si chiamava Graziella bassa grassa impiegata all'Enel.
Lei era sordomuta sul divano e guardava la TV.
Il volume era sparato a mille ma loro non sentivano nessun rumore se non indistinguibili ronzii, ma solo se si concentravano al massimo, così mi disse un giorno Michele, per cui ancora non capisco.
Le casse della loro televisione poggiavano sui muri di cameretta ma mamma non ha mai chiesto a Sig.ra Graziella di abbassare e mi proibiva di dare colpi nel muro, io e Michele comunicavamo così ma a nessuno importava.
Salvatore sordomuto padre, quel giorno che ogni tanto parlo d'altro -scusate!- mi fa cenno di entrare così vado in camera di Michele con passo sicuro perchè io ero l'insegnante, lui era l'alunno.
Michele non era ritardato nè lamentava disturbi clinici però quasi non sapeva leggere e sbagliava tutte le doppie.
Michele non era sordomuto perchè essere sordomuti non è ereditario. Gli amici dei genitori di Michele erano quasi tutti sordomuti, allora io da piccolino pensavo si diventasse sordomuti per contagio che c'era questa possibilità. In seguito però ho preferito pensare si fossero conosciuti tutti in qualche viaggio organizzato di quelli tutto compreso albergo gite bus e guida sordomuta.
I genitori di Michele non erano sordomuti uguali, la madre era gentile mentre Salvatore poteva emettere dei suoni inarticolati confusi e anche grida. Graziella era più afona ma quando cercava di parlare la capivi Salvatore no.

Quel giorno di cui stavo parlando -scusate!- Salvatore ci chiuse a chiave in camera da fuori così avremmo studiato. Purtroppo Michele, lui non ne aveva intenzione così finite le Dixi mi fece vedere le sue MicroMachines tutte di diverso colore da come me le ricordavo io perchè erano di quelle macchinine speciali da mettere nel congelatore. Poi, cambiano colore.
Io mi ricordo non siamo riusciti a farci aprire la porta dal padre prima di cena e saranno passate cinque ore. Noi, davamo dei pugni che non ti dico e urlavamo anche parolacce come coglione o stronzo apri, ma lui non ci sentiva. Io e Michele abbiamo giocato a lungo con le macchinine facendo finta ci fosse un parcheggio nel tappeto e così finiva tutte le volte fino al giorno in cui decisi di studiare da solo.

Lo so, non vi ho raccontato un giorno molto significativo, ma d'altro canto l'album giallo "è un libro di storie noiose, una carrellata di paesaggi spogli e uno sguardo su dei personaggi trascurabili" (cit.)
In seguito non so come Michele abbia amministrato il suo tempo però indovino se dico non ha niente a che fare con lo studio. Infatti ora credo sia disoccupato, ho perso un po' i contatti.
Anch'io sono disoccupato ma io studio lingue a Bologna.