lundi 7 avril 2008

Album giallo - I sordomuti

Vicino casa mia, in realtà proprio di fianco nel pianerottolo c'era Michele figlio di sordomuti.
Lui era un mio amico giocavamo insieme a calcio alla Jupiter si può dire siamo cresciuti insieme.
A calcio giocavo così così però mi sentivo bravo, secondo me sono simile a giocatori come Recoba o Cassano quei giocatori che se non sentono la fiducia dell'allenatore e dei compagni giocano male s'infortunano.
Oppure come quei giocatori che rientrano tardi la notte, loro bevono e vanno a figa e poi in campo si prendono i fischi. Ah, quanto mi sarebbe piaciuto essere uno di quei giocatori lì!
Oppure uno di quelli talmente forti che arriva assonnato all'allenamento e non fa gli ostacoli, si risparmia i saltini nei cerchi, i dribbling senza palla fra i coni e tutte quelle rotture di coglioni: non ne avrei alcun bisogno dall'alto della mia tecnica sopraffina e...ah, quanto mi sarebbe piaciuto essere uno di quei giocatori lì!

Sogni a parte Michele era più bravo di me sicuramente più veloce, segnava tanti gol.
Io però pensavo fosse un po' limitato intellettualmente e avesse problemi nell'apprendere.
Un giorno andai a casa sua per studiare perchè eravamo nella stessa scuola ma in classi diverse però i compiti, gira che ti rigira, erano sempre uguali: addizioni, analisi grammaticali, strati dell'atmosfera, sottrazioni, accenni di analisi logica e età del bronzo; sporadiche apparizioni di girini e poco altro.
Bene, quel giorno che sto raccontando suonai alla porta mi aprì il padre sordomuto. Aveva la canotta bianca sgualcita era molto peloso i baffi neri minacciosi incolti.
La mamma sordomuta era seduta sul divano. Ciao, le dico. Ennn...ghe, o qualcosa del genere, mi risponde. Questo quando avevo dieci anni forse meno.
La mamma si chiamava Graziella bassa grassa impiegata all'Enel.
Lei era sordomuta sul divano e guardava la TV.
Il volume era sparato a mille ma loro non sentivano nessun rumore se non indistinguibili ronzii, ma solo se si concentravano al massimo, così mi disse un giorno Michele, per cui ancora non capisco.
Le casse della loro televisione poggiavano sui muri di cameretta ma mamma non ha mai chiesto a Sig.ra Graziella di abbassare e mi proibiva di dare colpi nel muro, io e Michele comunicavamo così ma a nessuno importava.
Salvatore sordomuto padre, quel giorno che ogni tanto parlo d'altro -scusate!- mi fa cenno di entrare così vado in camera di Michele con passo sicuro perchè io ero l'insegnante, lui era l'alunno.
Michele non era ritardato nè lamentava disturbi clinici però quasi non sapeva leggere e sbagliava tutte le doppie.
Michele non era sordomuto perchè essere sordomuti non è ereditario. Gli amici dei genitori di Michele erano quasi tutti sordomuti, allora io da piccolino pensavo si diventasse sordomuti per contagio che c'era questa possibilità. In seguito però ho preferito pensare si fossero conosciuti tutti in qualche viaggio organizzato di quelli tutto compreso albergo gite bus e guida sordomuta.
I genitori di Michele non erano sordomuti uguali, la madre era gentile mentre Salvatore poteva emettere dei suoni inarticolati confusi e anche grida. Graziella era più afona ma quando cercava di parlare la capivi Salvatore no.

Quel giorno di cui stavo parlando -scusate!- Salvatore ci chiuse a chiave in camera da fuori così avremmo studiato. Purtroppo Michele, lui non ne aveva intenzione così finite le Dixi mi fece vedere le sue MicroMachines tutte di diverso colore da come me le ricordavo io perchè erano di quelle macchinine speciali da mettere nel congelatore. Poi, cambiano colore.
Io mi ricordo non siamo riusciti a farci aprire la porta dal padre prima di cena e saranno passate cinque ore. Noi, davamo dei pugni che non ti dico e urlavamo anche parolacce come coglione o stronzo apri, ma lui non ci sentiva. Io e Michele abbiamo giocato a lungo con le macchinine facendo finta ci fosse un parcheggio nel tappeto e così finiva tutte le volte fino al giorno in cui decisi di studiare da solo.

Lo so, non vi ho raccontato un giorno molto significativo, ma d'altro canto l'album giallo "è un libro di storie noiose, una carrellata di paesaggi spogli e uno sguardo su dei personaggi trascurabili" (cit.)
In seguito non so come Michele abbia amministrato il suo tempo però indovino se dico non ha niente a che fare con lo studio. Infatti ora credo sia disoccupato, ho perso un po' i contatti.
Anch'io sono disoccupato ma io studio lingue a Bologna.

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