lundi 10 mars 2008

Le mille bolle blu



Una lettera giaceva non corrisposta all'ufficio postale di Cagliari. Un'assicurata per me.
Qui da Bologna mi veniva un pelo male ritirarla, così ho delegato mio padre. In realtà lui si è giustamente delegato da solo perchè nell'aria si fiutava una dolce fragranza, l'odore solleticante che solo la prima rata della borsa di studio può rilasciare.
Ma le apparenze ingannano e anche il naso come l'occhio gioca brutti scherzi così, seguendo quell'inebriante profumo, ci siamo ritrovati dritti dritti nelle braccia di una missiva Disneyland Associès S.C.A. La consistenza dell'aria velocemente mutò, non più lenta dell'azzerarsi progressivo del mio entusiasmo, e l'aroma della borsa di studio si capovolse presto avvolto da un olezzo ripugnante, trasformandosi, una volta squarciata la busta, nel tanfo tipico delle lettere indesiderate.
Verdetto: radiazione di cinque anni per ecart de caisse non justifiè o qualcos' altro di ortograficamente corretto. Altro che borsa di studio.
Non avevo in programma di tornarci a breve, beninteso, ma ciò non mi impediva di considerarla come una parentesi aperta verso il passato, una finestra spalancata su un'esperienza poco reale. Non so se riesco a spiegarmi.
Ecco, avete presente quando da bambini si fanno le bolle di sapone?
Tutti si soffiava forte dentro l'anello e le si guardava salire in cielo, poi i nostri occhi le seguivano fino a quando non scomparivano alla vista. Una volta rientrati a casa solo qualcuno fra di noi si trovava impegnato a sognare su quali terre fluttuasse ancora la bolla mai doma, ed era una sensazione piacevolissima. Ti faceva sentire un po' meno adulto, come tutte le emozioni che da bambini evitiamo perchè ci fanno sentire ridicoli e vulnerabili, ma questa era gradevole, devo ammetterlo.
Per capirci, oggi mi sento un po' come chi è stato informato della morte della propria bolla di sapone, privato della possibilità di fantasticarci più: la bolla è scoppiata e me l'hanno detto per lettera.

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