jeudi 6 mars 2008

Aula studio

Stavo seduto in biblioteca davanti alla mia postazione mobile. Oggi avrei dovuto iniziare il catalogo della sezione narrativa, al piano terra. Preferisco lavorare al piano terra perchè c'è più movimento e maggiore varietà di persone; il secondo piano è dedicato principalmente ai bambini e non è molto interessante, solo qualche guida turistica e massicce enciclopedie che fanno paura alla vista, prurito al tatto e tossire dalle esalazioni. Il sapore, poi, ve lo raccomando.
Catalogare i libri è tanto semplice quanto meccanico dunque ogni tanto mi prendevo una pausa per la lettura di un libro che avevo adocchiato poco prima, il lavoro tutto sommato è sempre così riposante. Ma già notavo che qualcosa non andava.
I primi segnali li ho avuti quando un ragazzo proprio non si decideva a tirare un po' avanti la sedia sulla quale studiava nonsocosa nonostante io dovessi portare dei libri su un carrello piccolo ma, nella situazione, ingombrante.
Iniziavano a girarmi le palle, ecco. Sentivo che si mettevano in moto per futili motivi, come di norma. Le questioni che dovrebbero farmi incazzare non mi toccano, questo privilegio è concesso solo alle ragioni trascurabili.
Così in maniera piuttosto rude chiesi al ragazzo che studiava nonsocosa di ritirarsi con le gambe un po' più in là e, avvicinandomi verso lo scaffale, bofonchiai parole vietate in biblioteca. O almeno dovrebbero vietarle, mi metto nei panni di chi studia: un bibliotecario dalla madonna facile negli anditi del silenzio sacro è come un martello pneumatico acceso che dice messa.
Ad ogni modo, Gianni mi inseguiva nelle mie numerose passeggiate rifocillanti verso la macchina del caffè con una cartellina rossa in mano. Inizialmente riuscii a sfuggirgli, due battute e via al lavoro, ma sapevo che prima o poi l'avrebbe aperta. Così, mentre inserivo nel database un libro di Allende, mi tese un agguato e mi intrattenne interminabili minuti con le sue incomprensibili storie di gioventù. Supportate dai documenti, perfino! Logori ritagli di agende, piccoli stracci gialli di vecchi appunti, tessere del club del libro dell'anno del culo, frammenti talmente personali che la soluzione del puzzle è di una noia mortale.
Certo, puoi condividere la nostalgia di un uomo per la sua adolescenza e apprezzare che abbia scelto te per riesumarne il ricordo, accumulare interesse e magari ridere senza fingere.
Come alternativa puoi non vedere l'ora che se ne vada perchè non hai voglia di parlare con nessuno nè tantomeno con te, Gianni, che se non attivo al massimo la mia attenzione perdo le tue vocali frai i baffi e poi...mi stai dando fastidio. A prescindere.
La soluzione è quest'ultima per tutti, oggi.
Devo aspettare che passi, forse domani.

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