jeudi 13 décembre 2007

Chernobyl


Stasera leggevo un servizio di Repubblica dedicato a Chernobyl e più precisamente a due pareri contrastanti sugli effetti del disastro nucleare sulla fauna del posto. Secondo entrambi gli scienziati, in sostanza, se guardiamo in cielo vediamo sfrecciare stormi di rondini albine (a patto che le rondini albine non si confondano con le nuvole) mentre per le strade vagabondano centinaia di gatte che sfornano solo gattine. Giù all'angolo, i lupi mangiano un lupo.
Gli studiosi divergono solo nell'interpretazione della situazione attuale: gli animali sono mutati geneticamente in maniera irreparabile a causa dell'uomo oppure sono l'emblema della resistenza incrollabile della natura sulle nostre azioni? Bicchiere mezzo pieno, mezzo vuoto. Non mi interessa più di tanto.
Il risvolto che mi intriga di più riguarda Chernobyl come unica concreta realizzazione dell'immaginario post-apocalittico presso il senso comune: non esiste altro luogo al mondo che possiede tutti i tratti distintivi di quel tipo di "letteratura".
Sembra quasi che Chernobyl sia sempre esistita per quanto bene era già stata descritta dai film, dai libri e dai racconti fantastici.
In realtà, noi occidentali siamo più attenti al momento che precede la catastrofe piuttosto che alle fasi immediatamente dopo: sicuramente ci sono Asimov (carino Paria dei cieli), Dick e pochi altri. L'Ombra dello Scorpione di King non è male. Al contrario al cinema siamo pieni fino al collo di utopie pre-apocalittiche con protagonisti, a turno, il meteorite, l'alieno e il clima.
Il meteorite di Deep Impact è stato candidato all'Oscar e per qualche tempo si è ritagliato uno spazio importante sulla scena. Lo chiamavano dappertutto e ha girato un sacco di film. Ora fortunatamente sembra si stia godendo il successo lontano dai nostri sguardi ma temo torni, presto o tardi.
Ad ogni modo, la già inceppata macchina creativa post-apocalittica si è fermata perchè è accaduta una magia: l'esplosione del reattore in Ucraina. Di colpo non c'era più nulla da fantasticare, niente da predire o provare a spiegare senza farsi contaminare dalla delusione per l'avverarsi di quelle profezie.
Le città fantasma non sono una certo una novità ma Chernobyl è, per tutto ciò che rappresenta, per la sua storia, un'indigeribile concretizzazione, troppo più completa, affascinante e seducente di ciò che si provava a far immaginare. Inutile continuare a masturbarsi, così da quel giorno non abbiamo più niente di ispirato.
Come se Walt Disney fosse venuto a sapere che Topolino esiste davvero e che è identico a come lui l'ha creato. Ci rimane male, poco ma sicuro.
Se in futuro affiorasse dagli oceani la presenza della Terra di Mezzo precisa come l'ha descritta Tolkien e questi fosse ancora vivo per visitarla, verrebbe ucciso nel suo orgoglio di demiurgo. E si rifuterebbe di favoleggiare ancora, svilito.
I giapponesi hanno azzardato qualcosa in più, soprattutto nell'animazione, ma anche loro dopo Chernobyl un po' ci sono rimasti male.
Peccato, è un'ambientazione che ha molto da dare, quell'esplosione ha rovinato tutto.

Nella foto in alto, solo come un cane.

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