lundi 17 décembre 2007

Natale 2007

Fra qualche ora parto, è l'una e trenta e l'aereo decolla esattamente fra nove ore.
Insomma, dovrei dormire.
Capita però nei momenti meno opportuni che avverta la necessità di scrivere.
La sua energia non è semplice da controllare, è un bisogno che tocca tutte le note, parte dalla pancia per irradiarsi caldo verso lo sterno, travestito da musica.
Se non scrivo, la sua melodia stona e punge le corde sgradite. Fa male, ve lo assicuro.
Ma se decido di farlo, una tiepida armonia di suoni cura le ansie rendendole concrete e comprensibili mentre le preoccupazioni diventano docili e obbedienti come velenosi serpenti agli ordini del pifferaio magico.
Scrivere è fisiologico, come se anche il nostro spirito avesse bisogno della sua cagata quotidiana. Poi guardi la carta igienica e controlli tutto vada per il meglio.
Sicuramente è per questo che talvolta mi spavento alla vista delle cose che escono dalla mia pancia. Mi riferisco a quello che succede al termine del secondo tipo di cagata, quello più nobile. Nei momenti di particolare felicità tendo a diventare scioccamente fatalista, mentre lo scoramento porta con sè i toni pomposi dell'epica da quattro lire: in ambedue i casi non mi ci riconosco mai dentro, invischiato in quelle righe melmose così maleodoranti e strette: non mi piace mai ciò che sostiene la carta igienica. Tuttavia, scrivere mi consente di mollare gli ormeggi dal mondo reale e non c'è passatempo più appagante. Perciò domani torno a casa per Natale e lo scrivo: rientro alla base per ricaricare le pile.

Rispetto all'anno scorso è un ritorno a casa diverso; se ricordo bene, e la mia memoria è meno affidabile di un salumiere senza bilancia, dodici mesi fa il morale toccava qualche tacca in più del claudiometro. Al minimo, sapevo che sarei ritornato a gennaio, avrei seguito i corsi del secondo semestre, avrei studiato, avrei dato gli esami... insomma, un futuro delineato nei punti cardine. Il fatto che le cose poi siano andate in modo leggermente diverso non sminuisce la sicurezza che avevo un anno fa e, ad ogni modo, sono contento del mio primo anno fuori fra Bologna e Parigi. Oggi però l'orizzonte è più incerto: potrei continuare a studiare solo se un santo dal cielo (esiste un santo protettore degli studenti? Avrei qualcosa da dirgli) mi regalasse la passione per un corso di studi che ha esaurito il suo fascino. Chessò, un dio pagano che scocchi una freccia stimolante anche a costo di essere denunciato per plagio. Pago io i diritti a Cupido. Ma forse ho bisogno di nuovi stimoli, non di frecce che indichino vie già percorse.
Inghilterra, Francia, Bologna, Milano, Perugia... tanti sono i pensieri e le idee che oggi neanche scrivere riesce a rendere meglio decifrabili. Cagliari e tutte le persone che vedrò mi aiuteranno.
Cosa fare d'altronde se ciò che vorresti dalla vita, la tua aspirazione, è al di fuori delle tue possibilità? Rimboccarsi le maniche. Su porceddu macchia. Buon appetito.

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