vendredi 16 novembre 2007

Biglie II

Saluto il ragazzo della Securitè che annoiato controlla il mio ID ed entro nel parco. Il suo name tag dice Julien. Alla mia destra il Disneyland Hotel è coperto di un rosa innaturale e sebbene siano solo le dieci e mezzo del mattino i clienti, o come li chiamano qui, i guest, si agitano fra zaini, bottiglie d'acqua, panini e bambini che pressano isterici perchè si entri il più veloce possibile.
Manca poco più di mezz'ora all'inizio della mia giornata e allora affretto il passo verso il Batiment Imagination. Come al solito e nonostante sia estate fuori piove.
Dovrei riuscire a trovare il tempo per un caffè dopo essermi cambiato. La sala d'ingresso è piuttosto affollata di tanti colori che guardano l'ora e si aggiustano in vita il costume per essere pronti allo show: capita spesso che ti diano un pantalone troppo largo un maglione troppo stretto una camicia tanto corta s'il vous plait je voudrais changer. Ci son altre cose da augurarsi quando vai di fretta. Scendo le scale blu e svuoto le mie tasche dai soldi, dal tabacco e dal cellulare prima di aprire il mio armadietto, il mio locker. Due giri a destra al 48, uno a sinistra fino al 7 passando per il primo numero, poi di nuovo a destra per arrivare al 21. Clac.
Un ragazzo nero si cambia qualche armadietto più a destra con parecchia calma, mentre dalla fila AH arrivano voci trafelate e passi veloci di chi è in ritardo ma ha due secondi liberi per un ça va. Non si nega mai a nessuno.
Il pantalone da lavoro è sporco di quella glassa rossa che avvolge le mele caramellate. Quanto sporcano quelle troie. Cambierò solo quello al costuming, la camicia si terrà le sue pieghe e fortunatamente fa tanto caldo da poter evitare di indossare l'orrendo gilet verde; par contre, la cravatta nera trovo che mi doni.
Il ragazzo di colore a fianco ha finito di indossare la divisa del NEB, il complesso di fast food a sfondo dolciario che sta sotto le arcate di Main Street. Il suo nome è Amadou e so cosa vuol dire lavorare al NEB, il massacro. Penso al giorno in cui mi trasferirono lì e mi vengono i brividi, per questo gli sorrido e gli auguro bon courage. Siam tutti accomunati da qualcosa qui, c'è un velo di solidarietà talmente spesso che a volte impedisce pure alla luce di entrare.
Intanto sto al balcone del costuming e c'è una fila della madonna.
L'orologio di Topolino appeso in fondo all'androne mi dice che il caffè salta. Poco male, tanto lo allungano con l'acqua.

Biglie

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