mercredi 14 novembre 2007

Biglie

La giornata tipo del precario globalizzato.
La sveglia da un bel letto comodo (i miei complimenti, mai provato un materasso così spazioso confortevole) veniva seguita dalla doccia, dalla rasatura, poi dal caffè solubile e infine da una meritata sigaretta. La doccia alle volte si saltava, per il sempre valido principio del tanto-mi-risporco-al-lavoro che ti salva la coscienza (ma non l'ascella) quando sei in ritardo. Uno sguardo veloce agli orari dell'autobus e magari scoprivo di avere ancora qualche minuto.
Allora pensavo alla notte prima e un leggero mal di testa spesso mi ricordava di aver fatto tardi. Ma è normale, c'era una festa e io ero il solo a doversi svegliare alle otto del mattino. Gli altri, facevano quasi tutti closing e si sarebbero alzati beatamente a mezzogiorno. Poco male, la vita alle Pleiades è una ruota che gira.
Il mio coloc però ancora dormiva, bastardo.
La camera in condivisione faceva parte di un grosso impianto residenziale, Les Pleiades, situato non distante dal parco: 30 minuti per il bus diretto, 20 con l'accoppiata bus-treno.
L'ingresso alle residenze era riservato solo a chi effettivamente ci abitava, fatto salvo il diritto di un ospite al giorno, il quale comunque non poteva trattenersi per dormire. Teoricamente, s'intende.
L'entrata dei veicoli era sbarrata da un'asta mobile che si alzava non prima che l'uomo della sicurezza di turno avesse controllato il portabagagli, poteva esserci qualcuno dentro.
Più a destra, i residenti non motorizzati erano gentilmente invitati a comprovare la propria residenza nelle Pleiadi esibendo l'ID alla sicurezza. Questi uomini, tutori dell'ordine dove l'ordine si tutela da solo, meriterebbero un capitolo a parte per la tenerezza che mi facevano: otto ore all'interno dell'angusto e freddo prefabbricato per nani , senza in effetti nulla da fare che guardare la TV e annuire ogni due per tre. A Bologna c'è un uomo simile, in Largo Respighi, guarda i monitor dentro la sua gabbia di vetro e sbadiglia, che dolce.
Il mio preferito era Mascello, un nero imponente sulla cinquantina dallo sguardo massiccio. Ma non tutti erano simpatici: con qualcuno mi capitò pure di litigarci per motivi futili. A me piace avere una discussione per futili motivi con l'autorità, mi sfoga.
Ogni mattina o pomeriggio che fosse, questa era la mia casa che io lasciavo per andare a lavorare. A guadagnarmi la pagnotta...come suona bene. Giravo le chiavi ed ero fuori dal Batiment 11, uno dei dodici edifici che componevano il complesso: tutti rigorosamente uguali fra loro, immersi nel verde e circondati dal filo spinato. Per chi ha visto Lost è semplice spostarsi col pensiero fino alle residenze degli Others, per averne un'idea. Sigaretta in bocca, saluto Mascello e mi dirigo verso la fermata del bus, poco più avanti, in Boulevard des Champs de Moulin (...). Il pensiero va al lavoro, al denaro, a chi reincontrerò al rientro e a un'estate diversa da qualsiasi cosa. Sperando di non essermi dimenticato niente...

Biglie II

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